Hostname: page-component-586b7cd67f-tf8b9 Total loading time: 0 Render date: 2024-12-02T21:52:56.887Z Has data issue: false hasContentIssue false

PARTITI E COALIZIONI NEL «NUOVO» PARLAMENTO EUROPEO

Published online by Cambridge University Press:  14 June 2016

Get access

Introduzione

A nove mesi dalla prima elezione diretta dei membri del Parlamento europeo, si registrano due fenomeni apparentemente contraddittori: la accresciuta vivacità del Parlamento e la pratica irrilevanza, per non dire la scomparsa, dei cosiddetti partiti europei — Unione dei partiti socialisti, Federazione dei partiti liberali e democratici (Lde), Partito popolare europeo (Ppe) — sorti in previsione della consultazione elettorale del 10 giugno 1979.

Type
Saggi
Copyright
Copyright © Società Italiana di Scienza Politica 

Access options

Get access to the full version of this content by using one of the access options below. (Log in options will check for institutional or personal access. Content may require purchase if you do not have access.)

References

1 In argomento, vedi tra gli altri, Papisca, A., I partiti politici europei, ovvero: il ‘fronte dell'Europa’ , in “Il Mulino”, XXVI (1977), pp. 805 ss.; Attinà, F., Interpretazioni ed ipotesi sul sistema dei partiti del Parlamento europeo, in “Rivista Italiana di Scienza Politica”, VIII (1978), pp. 273 ss.; Agostini, M.V., Europa comunitaria e partiti europei, Firenze, Le Monnier, 1979; Bonvicini, G. e Solari, S. (a cura di), I partiti e le elezioni del Parlamento europeo. Interessi nazionali ed europei a confronto, Bologna, Il Mulino, 1979.Google Scholar

2 Ad integrazione dei trattati del 1970 e 1975, è stata adottata una “dichiarazione comune di concertazione” tra Parlamento europeo e Consiglio dei Ministri (con l'intervento della Commissione) a norma della quale, sulle questioni che si presentano di particolare rilievo e difficoltà, sempre in relazione alle voci di bilancio, è avviata una sorta di negoziazione intensiva tra le istituzioni interessate.Google Scholar

3 Si fa notare che nei Regolamenti della Camera e del Senato italiano è previsto che le risoluzioni, raccomandazioni o decisioni trasmesse da Assemblee internazionali siano annunciate alla Assemblea ed eventualmente discusse in Commissione.Google Scholar

4 Sono considerate spese ‘non obbligatorie’ quelle che sono stabilite non per conseguenza automatica o quasi automatica della normativa comunitaria: per esempio, per quanto attiene al Fondo di sviluppo regionale, al Fondo sociale, alla ricerca. Tali spese superavano di poco il 20% del bilancio comunitario per il 1979. Il Parlamento europeo ha il potere di modificarne la ripartizione ed aumentarne l'importo. Per le spese ‘obbligatorie’ (oltre il 70% del bilancio 1979 per la sola politica agricola), il Parlamento ha il potere di proporre ‘emendamenti’ i quali, purché non comportino un aumento dell'entità complessiva del bilancio, sono considerati accettati dal Consiglio dei ministri se questo non li respinge a maggioranza qualificata.Google Scholar

5 Ma, nel caso dell'Unione dei socialisti, dopo circa due anni di laboriosa preparazione e negoziazione, ci si era dovuti accontentare di una succinta ‘dichiarazione comune’ approvata nel gennaio 1979: v. sul punto Papisca, , Verso il nuovo Parlamento europeo. Chi come perché, Milano, Giuffré 1979, pp. 166 ss.Google Scholar

6 Vedi in argomento, tra gli altri, Papisca, , op. cit. , p. 144 ss.Google Scholar

7 Per la tesi dell'unanimismo, v. per tutti Amendola, G., I partiti europei, editoriale a “Rinascita” n. 39, 6 ottobre 1978.Google Scholar

8 Per una analisi di carattere piú generale in argomento, vedi utilmente Cotta, M., L'analisi della classe parlamentare: problemi e prospettive , in “Rivista Italiana di Scienza Politica”, V (1975), p. 494. C'è da rilevare come in seno al Parlamento europeo, alla pratica inesistenza dei partiti europei si accompagni la quasi totale latitanza dei partiti politici nazionali, eccezion fatta per i comunisti italiani e francesi e per i gollisti. Un certo coordinamento, per quanto intermittente, dei propri affiliati è attuato anche dal Labour Party britannico. In via generale, il coordinamento, piú procedurale-organizzativo che politico, dei deputati europei è direttamente effettuato, in maniera autonoma rispetto ai vari partiti nazionali, dai Gruppi politici del Parlamento europeo. L'intensità di questo tipo di coordinamento è peraltro variabile da Gruppo a Gruppo: si va dal rigido bipolarismo (Pci-Pcf) in seno al Gruppo comunista alla vivacissima dialettica, al limite dell'anarchismo, in seno al Gruppo dei socialisti (il quale si caratterizza altresí per la fecondità ‘propositiva’ dei suoi singoli appartenenti) al notevole grado di compattezza raggiunto dal Gruppo del Ppe in questi ultimi mesi.Google Scholar

9 Vuol dire, questo, che una pluralità di partiti non ha futuro al livello europeo o, piuttosto, che non hanno futuro, come lascia intendere R. Dahrendorf, quei partiti che sono in qualche maniera collegati alla, o originati dalla, lotta di classe, e quindi, praticamente, tutti i grandi partiti storici? Vedi Dahrendorf, R., Crisi della democrazia? Un esame critico , in “Comunità europea: lo stato dell'Unione”, convegno del 9–10 dicembre 1978, Atti a cura del Circolo Europeo, Milano, Giuffré, 1979, p. 64: “I partiti per la loro struttura specifica e con le loro relazioni reciproche sono figli della vecchia lotta di classe, qua e là appesantiti da suddivisioni di carattere religioso e sociale, risalenti a tempi piú remoti. La loro riserva di idee è esaurita”.Google Scholar

10 Il livello delle “capacità”, nel senso inteso da Almond, G., è generalmente molto basso, ma ancor piú marcato è il divario esistente fra capacità “autoritative” (regolativa ed estrattiva), relativamente molto alte, e capacità “partecipative” (distribuiva, simbolica e ricettiva), bassissime o inesistenti.Google Scholar

11 Per un'analisi sul punto, v. tra gli altri Papisca, , Economic and Monetary Union Policy: The Resolution of the Council of Ministers of 22 March 1971 , in Ionescu, G. (a cura di), The European Alternatives: An Inquiry into the Policies of the European Community, Alphen aan den Rijn, Sijthoff and Noordoff, 1979, pp. 455 ss.Google Scholar

12 Vedi al riguardo Papisca, , Alla ricerca del ‘federatore’ reale , in “Il Mulino”, XXVII (1978), pp. 840 ss.Google Scholar

13 Cfr. Dahrendorf, , op. cit. , p. 64.Google Scholar

14 Nella Risoluzione generale, adottata in occasione del Congresso di Monaco del maggio 1979, la Confederazione europea dei sindacati (Ces) si è posta degli importanti obiettivi per la sua azione sul piano europeo: in particolare, quello del coordinamento delle politiche economiche generali degli stati e, quindi, la realizzazione dell'unione economica e monetaria. In questo documento c'è una chiara presa di posizione contro l'involuzione ‘intergovernativa’ e verticistica degli organi comunitari ed a favore di un piú alto grado di sovranazionalità delle istituzioni europee.Google Scholar

15 Di ‘nudità’ del Parlamento europeo ha parlato di recente Cesare Merlini in una riunione di studio presso l'Istituto Affari Internazionali (Iai) di Roma.Google Scholar

16 Per i socialisti, piú che alla succinta e poco espressiva dichiarazione finale, è utile riferirsi all'ampio e sostanzioso ‘progetto di programma elettorale’, da considerarsi come un indicatore piú spontaneo e significativo delle reali tendenze in casa socialista: v. al riguardo il mio articolo I partiti politici europei, ovvero: il fronte dell'Europa, cit.Google Scholar

17 Per piú ampie considerazioni in proposito, v. il mio volume Verso il nuovo Parlamento europeo, cit., pp. 181 ss., e Inglehart, R., Rabier, J.R., Gordon, J., Sorensen, C.L., Broader Powers for the European Parliament? The Attitudes of Candidates, in “European Journal of Political Research”, VIII (1980), pp. 113 ss.Google Scholar

18 Ricordo che c'è già una anticipazione, in questa stessa direzione, nel Rapporto Tindemans sull'Unione europea.Google Scholar

19 Sessioni del Parlamento europeo del 5–7 e 12–16 novembre 1979. Com'è noto, in base alla decisione adottata possono costituire Gruppo autonomo anche 10 deputati purché appartenenti ad almeno tre paesi, oppure 15 se appartenenti a due paesi, oppure 21 se tutti appartenenti al medesimo paese. Si è cosí potuto costituire il nuovo Gruppo politico denominato “di coordinazione tecnica e di difesa dei gruppi e dei deputati indipendenti”, cui aderiscono 11 parlamentari tra i quali gli italiani Capanna, Castellina, Macciocchi e Pannella.Google Scholar

20 Il quadro delle principali voci di bilancio (progetto 1980) per le quali sono stati votati emendamenti da parte del Parlamento europeo è il seguente: Energia<XX>+ 73.900.000 (uce) Ricerca<XX>+ 17.020.000 Ambiente<XX>+ 1.305.000 Industria e trasporti<XX>+ 17.650.000 Cultura e informazione<XX>+ 932.000 Politica sociale<XX>+ 35.000.000 Fondo regionale<XX>+ 83.125.000 Agricoltura<XX>- 30.000.000 Pesca<XX>+ 1.614.000 Aiuti alimentari<XX>+ 53.886.000 Aiuti allo sviluppo internazionale<XX>+ 8.047.000 ++73.900.000+(uce)+Ricerca++17.020.000+Ambiente++1.305.000+Industria+e+trasporti++17.650.000+Cultura+e+informazione++932.000+Politica+sociale++35.000.000+Fondo+regionale++83.125.000+Agricoltura-+30.000.000+Pesca++1.614.000+Aiuti+alimentari++53.886.000+Aiuti+allo+sviluppo+internazionale++8.047.000>Google Scholar

21 Si fa notare che, tra gli 81 deputati europei di nazionalità italiana, 17 mantengono il doppio mandato.Google Scholar

22 Per una utilizzazione delle ‘dimensioni di massa’ nell'interpretazione del sistema partitico all'interno della Comunità, v. il pregevole contributo di Sani, G. e Shabad, G., Le famiglie politiche nell'elettorato europeo , in “Rivista Italiana di Scienza Politica”, IX (1979), pp. 447 ss.CrossRefGoogle Scholar

23 Cfr. Sani, e Shabad, , op. cit., spec. p. 464.Google Scholar

24 V. il mio volume Verso il nuovo Parlamento europeo, cit., pp. 168 ss.Google Scholar