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L'ELETTORATO DEI PARTITI EUROPEI

Published online by Cambridge University Press:  14 June 2016

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Introduzione

Nel loro «Persistence and Change in Western Party Systems Since World War II», Richard Rose e Derek Urwin presentano ampie prove sulla stabilità della forza elettorale di molti partiti politici europei. Essi riportano in dettaglio la generale assenza di tendenze, i bassi livelli di elasticità e la persistenza della forza elettorale. Rose e Urwin auspicano un riorientamento teorico degli studi sui partiti e sul comportamento elettorale nell'Europa occidentale con le seguenti parole: «Il primo compito degli studiosi di scienze sociali che si occupano dello sviluppo dei partiti e dei sistemi partitici dopo il 1945 deve essere quello di spiegare l'assenza di cambiamenti in un periodo in cui la storia politica è stata tutt'altro che statica». I risultati ai quali essi sono giunti gettano anche dei dubbi sulle ipotesi secondo le quali i cambiamenti nei modelli elettorali conseguono direttamente dalle alterazioni della struttura sociale ed economica dell'Europa dopo la seconda guerra mondiale.

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References

1. In «Political Studies», XVIII (1970), pp. 287–319. Si veda anche Przeworski, A., Institutionalization of Voting Patterns, or is Mobilization the Source of Decay?, in «American Political Science Review», LXIX (1975), pp. 4967.Google Scholar

2. Rose, R. e Urwin, D., op. cit. , p. 295.Google Scholar

3. Kirchheimer, O., The Transformation of Western European Party Systems , in LaPalombara, J. e Weiner, M., (eds.), Political Parties and Political Development, Princeton, Princeton University Press, 1966, pp. 177200.Google Scholar

4. Un certo numero di tests della tesi di Kirchheimer sono concentrati sulla competizione partitica in Italia. Cfr. Tarrow, S., Economic Development and the Transformation of the Italian Party System , in «Comparative Politics», I (1969), pp. 161–183; McHale, V. E. e McLaughlin, J. E., Economic Development and the Transformation of the Italian Party System: A Reconsideration, in «Comparative Politics», VII (1974), pp. 37–60; e Zariski, R. e Welch, S., The Correlates of Intraparty Depolarizing Tendencies in Italy, in «Comparative Politics», VII (1975), pp. 407434.Google Scholar

5. Kirchheimer, O., op. cit. , p. 184.Google Scholar

6. Ibidem, p. 185.Google Scholar

7. Ibidem, pp. 185 e 187.Google Scholar

8. Ibidem, pp. 187188.Google Scholar

9. Ibidem, p. 190.Google Scholar

10. Cfr. Lipset, S. M. e Rokkan, S., Cleavage Structures, Party Systems, and Voter Alignments, nel volume da loro curato Party Systems and Voter Alignments, New York, Free Press, 1967, pp. 1–64. Per un'analisi che distingue fra frattura politica e frattura sociale e che individua tipi di fratture politiche cfr. Zuckerman, A., Political Cleavages: A Conceptual and Theoretical Analysis, in «British Journal of Political Science», V (1975), pp. 231248.Google Scholar

11. Urwin, D., Germany: Continuity and Change in Electoral Politics , in Rose, R., (ed.), Electoral Behavior: A Comparative Handbook, New York, Free Press, 1974, p. 131.Google Scholar

12. Lo sforzo piú elaborato per misurare il rapporto fra fratture e partiti politici è esposto da Janda, K. M., Comparative Political Parties: A Cross-National Handbook, Evanston, International Comparative Parties Project, 1974. Per un'analisi che pone in relazione la composizione sociale dei partiti con altri fenomeni, cfr. Gillies, R. e Janda, K. M., Social Aggregation, Articulation, and Representation of Party Systems: A Cross-National Analysis, relazione presentata al Congresso dell'American Political Science Association, San Francisco, 2–5 settembre 1975.Google Scholar

13. Per le analisi dei mutamenti sociali e della deideologizzazione politica nelle nazoni scandinave cfr. specialmente Lijphart, A., Typologies of Democratic Systems , in «Comparative Political Studies», I (1968), pp. 244; e Torgerson, U., The Trend Toward Political Consensus: The Case of Norway , in Allardt, E. e Rokkan, S., (eds.), Mass Politics, New York, Free Press, 1970, pp. 93–104; e inoltre le fonti citate infra .Google Scholar

14. Alford, R., Party and Society, Westport, The Glenwood Press, 1963. Noi abbiamo utilizzato i dati tratti dagli studi di Butler, D. e Stokes, D., Political Change in Britain: Forces Shaping Electoral Choice, New York, St. Martin's Press, 1969 e dalla seconda edizione Political Change in Britain: The Evolution of Electoral Choice, 1974.Google Scholar

15. Cfr. Janowitz, M. e Segal, D., Society Cleavage and Party Affiliation: Germany, Britain and the United States , ripubblicato in di Palma, G., (ed.), Mass Politics in Industrial Societies, Chicago, Markham, 1972, p. 212; Pulzer, P. J., Political Representation and Elections: Parties and Voting in Great Britain, New York, Praeger, 1967, p. 100; e Rose, R., Britain: Simple Abstractions and Complex Realities , in Rose, R. (ed.) Electoral Behavior, cit., p. 501. Il divario nelle grandezze relative dei gruppi fa intuire l'esistenza di alcuni punti deboli, sia in questo studio che in altri, dove si richiede la misurazione di collettività sociali. L'attendibilità dei dati può non essere sufficiente per questo particolare compito teorico, Possiamo solo supporre che una qualsiasi difficoltà a questo riguardo non distrugga il valore delle analisi. Per un'argomentazione diretta a problemi generali di stima e misurazione della dimensione della classe operaia europea, cfr. Przeworski, A. e Sprague, J., Party Strategy, Political Ideology, and Class Voting, ciclostilato, 1975.Google Scholar

16. Per analisi che utilizzano fratture simili a queste cfr. Liepelt, K., The Infra-Structure of Party Support in Germany and Austria , in Dogan, M. e Rose, R., (eds.), European Politics: a Reader, Boston, Little, Brown, 1971, p. 193; inoltre, Urwin, D., op. cit. , p. 160, e Janowitz, M. e Segal, D., op. cit. , p. 216.Google Scholar

17. In forma di matrice, le fratture sociali per la Germania furono derivate come segue: Classe media Classe operaia Cattolici praticanti Cattolici Legame misto Altri Classe media Sinistra tradizionale Google Scholar

18. Per un'analisi delle fratture sociali in Svezia, cfr. Särlvik, B., Sweden: The Social Bases of the Parties in Developmental Perspective , in Rose, R., (ed.), Electoral Behavior, cit., pp. 371–434; Särlvik, B., Party Politics and Electoral Opinion Formation: A Study of Issues in Swedish Politics, 1956–60, in Scandinavian Political Studies, Oslo Universitetsforlaget, 1967, vol. 2; Särlvik, B., Voting Behavior in Shifting Electoral Winds: An Overview of the Swedish Elections, 1964–68, in Scandinavian Political Studies, Oslo, Universitetsforlaget, 1970, vol. 5; Stjernquist, N., Sweden: Stability or Deadlock , in Dahl, R. (ed.), Political Oppositions in Western Democracies, New Haven, Yale University Press, 1966, pp. 116146.Google Scholar

19. Analisi dettagliate delle fratture sociali in Norvegia e della loro origine si possono trovare in Rokkan, S., Geography, Religion and Social Class in Norwegian Politics, in Lipset, S. M. e Rokkan, S., (eds.), op. cit. , pp. 367–444; Rokkan, S., Norway: Numerical Democracy and Corporate Pluralism , in Dahl, R. (ed.), op. cit. , pp. 70–115; Rokkan, S., Electoral Mobilization, Party Competition and National Integration , in LaPalombara, J. e Weiner, M. (eds.), op. cit. , pp. 241–265; e Valen, H. e Rokkan, S., Norway: Conflict Structure and Mass Politics in a European Periphery , in Rose, R. (ed.), op. cit. , pp. 315370.Google Scholar

20. Rose, R. e Urwin, D., Social Cohesion, Political Parties and Strains in Regimes , in «Comparative Political Studies», II (1969), pp. 812. Nella nostra analisi utilizziamo il termine «omogeneità» al posto di «coesione», usato da Rose e Urwin, perché il primo non implica la intimità da piccolo gruppo che spesso si associa al secondo.Google Scholar

21. Che i cambiamenti previsti nella struttura sociale (almeno per quanto indicato dalla dimensione relativa delle fratture) non si siano sviluppati nel senso indicato da Kirchheimer serve da ulteriore obiezione al suo ragionamento. Allo stesso tempo mette in dubbio l'uso della Gran Bretagna come terreno di verifica delle conseguenze politiche previste da Kirchheimer. La ragione che ci ha spinto a mantenere l'attenzione sull'Inghilterra si basa in parte sulle previsioni esplicite secondo le quali vi sarebbero stati in essa dei cambiamenti verso livelli «pigliatutto». La Gran Bretagna ha un ruolo estremamente importante nell'argomentazione di Kirchheimer.Google Scholar

22. Vedere supra e Kirchheimer, op. cit. , p. 188.Google Scholar

23. Cfr. Särlvik, R., Sweden: The Social Bases of the Parties in. Developmental Perspective, cit., p. 393.Google Scholar

24. Ibidem, p. 398.Google Scholar

25. Lopreato, J., Social Mobility and Political Outlooks in Italy, in Dogan, M. e Rose, R., (eds.), op. cit. , pp. 202212.Google Scholar

26. Shively, Ph., Voting Stability and the Nature of Party Attachments in the Weimar Republic , in «American Political Science Review», LXVI (1972), p. 1222.Google Scholar

27. Rose, R. e Urwin, D., Persistence and Change in Western Party Systems, cit., pp. 308–9.Google Scholar

28. Sartori, G., From the Sociology of Politics to Political Sociology , in Lipset, S.M., (ed.), Politics and the Social Sciences, New York, Oxford University Press, 1969, p. 84.Google Scholar

29. Hamilton, R., Affluence and the French Worker in the Fourth Republic, Princeton, Princeton University Press, 1967, pp. 291–2.Google Scholar

30. Sartori, G., From the Sociology of Politics to Political Sociology, cit.Google Scholar

31. Un'altra argomentazione in cui fattori sociali e politici — qui detti «istituzionali» — sono messi a contrasto è Janowitz, M., Political Conflict, Chicago, Quadrangle, 1970, specialmente nel cap. 1.Google Scholar

32. Esempi di questo punto di vista si trovano in Lijphart, A., The Netherlands: Continuity and Change in Voting Behavior; Rose, R., Britain: Simple Abstractions and Complex Realities , in Rose, R., (ed.), Electoral Behavior, cit., rispettivamente p. 242 e pp. 496–7.Google Scholar

33. Shively, Ph., op. cit. , p. 1207, nota 21, cita le prove addotte in Butler e Stokes, op. cit., pp. 56–8. Studi sul comportamento elettorale negli Stati Uniti restano la fonte principale «in cui al legame con un partito (detto «identificazione partitica» nella terminologia corrente) è affidato un notevole potere esplicativo indipendente. Due volumi di Campbell, A., Converse, Ph., Miller, W. e Stokes, D., The American Voter, New York, Wiley, 1959, e Elections and the Political Order, New York, Wiley, 1966, restano dei classici di questa letteratura.Google Scholar

34. Neppure Butler e Stokes sono immuni da una certa confusione terminologica: infatti, usano il termine «preferenza per un partito» per indicare la «autoidentificazione di partito» e il comportamento elettorale proposto-dichiarato. Cfr. per esempio pp. 4553 e 283–4 nota 2, e p. 297, 1a ed., e pp. 48–55 e p. 255, nota 2, e p. 273, 2a ed. Per evitare questi problemi terminologici abbiamo utilizzato i termini legame, vincolo, lealtà e fedeltà come sinonimi indicanti un legame con un partito analiticamente distinto dal comportamento di voto.Google Scholar

35. Dobbiamo sottolineare che non c'è ragione di presumere che la fedeltà di partito non possa esistere a prescindere dai legami di classe e dal comportamento elettorale.Google Scholar

36. Rose, R. e Urwin, D., Persistence and Change in Western Party Systems, cit,. p. 308.Google Scholar

37. Abramson, P., Inter generational Mobility and Partisan Choice , in «American Political Science Review», LXIV (1972), p. 1292, e Thompson, K. A Cross-National Analysis of Intergenerational Social Mobility and Political Orientations, in «Comparative Political Studies», IV (1971), p. 8.Google Scholar

38. Abramson, P. e Books, J., Social Mobility and Political Attitudes , in «Comparative Politics», III (1971), p. 421.Google Scholar

39. Thompson, K., op. cit .Google Scholar

40. Abramson, P., Intergenerational Mobility and Partisan Choice, cit.Google Scholar

41. Per un'altra analisi che limita l'importanza delle variabili associate alla classe sociale, mentre sottolinea l'importanza determinante del legame di partito — in questo caso quello del padre — cfr. Thompson, K., Cross-National Voting Behavior Research, Sage Professional Papers in Comparative Politics, 1970, 01003.Google Scholar

42. Poiché questo lavoro già contiene un numero piú che sufficiente di tabelle e poiché una tale analisi non aggiungerebbe nulla di sostanziale ai risultati, abbiamo preferito non includere una tabella coi risultati delle analisi di regressione con le variabili ausiliarie. I risultati sono a disposizione presso gli autori.Google Scholar

43. Rose, R. e Urwin, D., Persistence and Change in Western Party Systems, cit. e Przeworski, A., op. cit .Google Scholar

44. Questa distinzione è enunciata da Allardt, E. e Pesonen, P., Cleavages in Finnish Politics, in Lipset, S. M. e Rokkan, S., (eds.), op. cit. , p. 235, e sviluppata piú ampiamente in Zuckerman, A., op. cit. , p. 236.Google Scholar

45. Oltre alla letteratura citata piú sopra, cfr. Heisler, M. O. con l'aiuto di Kvavik, R. E., Patterns of European Politics , e Kvavik, R. B., Interest Groups in a «Cooptive» Political System: The Case of Norway, entrambi in Heisler, M. O., (ed.), Politics in Europe, New York, David McKay, 1974, rispettivamente pp. 2789 e pp. 93–116.Google Scholar

46. Zuckerman, A., Political Clienteles in Power: Party Factions and Cabinet Coalitions in Italy, Sage Professional Papers in Comparative Politics, 1975, 01055.Google Scholar