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GRUPPI DI INTERESSE E GRUPPI DI PRESSIONE NELLA DEMOCRAZIA MODERNA. UNO SCHEMA DI INTERPRETAZIONE

Published online by Cambridge University Press:  14 June 2016

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Introduzione

Per delimitare in termini corretti il ruolo e l'azione dei gruppi di interesse (o gruppi di pressione: la distinzione terminologica sarà precisata successivamente) nella democrazia moderna, occorre individuare preventivamente i caratteri essenziali di tale forma politica e cogliere come essa affronta il problema dell'interesse generale.

Type
Saggi
Copyright
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References

1 Va da sé che il modello pluralistico-competitivo non è l'unico modello per interpretare la politica degli interessi nel mondo moderno e contemporaneo. Ad avviso di Schmitter, Ph. C., «i tre modelli piú adatti per descrivere e analizzare la politica degli interessi in Europa occidentale sono il pluralismo, il corporativismo e il sindacalismo»: cfr. Modalità di mediazione degli interessi e mutamento sociale in Europa occidentale , in «Il Mulino», n. 248, novembre-dicembre 1976, p. 891 e ivi per i caratteri di tali modelli. Sul tema del corporativismo si veda altresí il n. 1, aprile 1977, di «Comparative Political Studies», e ivi in particolare il saggio di Lehmbruch, G., Liberal Corporatism and Party Government, pp. 91–126, articolato sull'ipotesi che «le relazioni tra corporativismo e governo di partiti, nei paesi capitalistici altamente sviluppati con sistemi di governo costituzionali liberali, tendono a evolvere verso una differenziazione strutturale entro sotto-sistemi che permettono loro di assorbire un piú alto carico di problemi» (p. 93). Si tenga presente che per Lehmbruch il corporativismo è «piú che un modello specifico di articola-zione di interessi» (p. 94).Google Scholar

2 Secondo una ben nota interpretazione che dalle premesse di J. Schumpeter giunge a A. Downs e oltre. Cosí, sul ruolo delle preferenze dei cittadini nel mercato partitico come condizione costitutiva di una poliarchia si sofferma a piú riprese R.A. Dahl. Una curiosità filologica. Di solito si riferisce a Dahl la «costruzione» della parola «poliarchia». Ma il termine è già in d'Azeglio, L. Taparelli, Saggio teoretico di diritto naturale appoggiato sul fatto (1840–3), All'Uffizio della Civiltà Cattolica, Napoli, 1850, ∫ 496 e 524, il quale distingue in prima approssimazione le forme politiche in monarchie e poliarchie. Sul punto si veda altresí il costituzionalista Morelli, A., Il Re, Bologna, Zanichelli, 1899, pp. 20–1, il quale definisce le poliarchie «i governi dove i piú comandano», aggiungendo che «cosí le democrazie, infatti, come le aristocrazie, sono forme poliarchiche».Google Scholar

3 Su tale differenza, e su ciò che essa significa in termini di comparazione tra regimi politici, cfr. il mio Sviluppo democratico e sistemi elettorali, Firenze, Sansoni, 1970, pp. 55–7.Google Scholar

4 Ove per autonomia si intende la capacità di darsi regole di comportamento proprie e di funzionare sulla base di tali precetti normativi.Google Scholar

5 In proposito, due titoli sono Skilling, H.G. e Griffiths, F. (a cura di), Interest Groups in Soviet Politics, Princeton, Princeton University Press, 1971, e Fagiolo, S., I gruppi di pressione in URSS, Bari, Laterza, 1977. La «voce» Gruppi di pressione della «Grande Enciclopedia Sovietica», Mosca, 19723, è riprodotta in Mignone, A. e Monti-Bragadin, S. (a cura di), Gruppi di interesse e gruppi di pressione, Milano, CESES, 1974, pp. 147–8. Sul ritardo delle ricerche marxiste nell'analisi dei gruppi, e sull'esigenza di colmare la lacuna, anche in riferimento agli studi sul sistema socialista, cfr. Ehrlich, S., Potere e gruppi di pressione, Roma, Editori Riuniti, 1974, spec. p. 23.Google Scholar

6 Cfr. Almond, G.A. e Powell, G.B., Politica comparata, Bologna, Il Mulino, 1970, capp. IV e V.Google Scholar

7 Circa quest'ultimo punto si può parlare di una dimensione internazionale dei gruppi in un duplice senso: in quanto taluni gruppi esplicano un'azione «istituzionale» cui non è estraneo il riflesso internazionale (per esempio, un'azienda che produce armi), e in quanto si hanno gruppi a struttura e funzione multinazionali. Della dimensione sovranazionale e internazionale nell'azione dei gruppi si è occupato Meynaud, J., Les groupes de pression internationaux, Lausanne, Etudes de Science Politique, 1961. Si veda inoltre, di Meynaud, J. e Sidjanski, D., Les groupes de pression dans la Communauté Européenne, 1958–1968, Editions de l'Institut de Sociologie, Bruxelles, 1971.Google Scholar

8 Che il sindacato rientri nel novero dei gruppi è oggi discusso. Cosí, secondo Zannoni, P. «le organizzazioni sindacali non possono piú essere studiate alla stregua di gruppi di pressione», in quanto mentre il gruppo «cerca di ottenere agevolazioni ai propri aderenti influenzando la produzione legislativa tramite pressioni sul governo e il parlamento, il sindacato entra ormai direttamente nel sistema politico come soggetto primario di azione politica». Cfr. Strutture e funzioni dei sindacati , in «Rivista italiana di scienza politica», I, 1973, p. 125. Tuttavia questa impostazione è almeno lacunosa, poiché in sostanza nega che anche il gruppo possa essere soggetto primario di azione politica. Il che non è vero in genere, e non è vero specie con riferimento alle esperienze scandinave, dove nel caso norvegese l'evoluzione della contrattazione nazionale fra datori di lavoro, sindacati e altri centri di interessi ha introdotto — per le decisioni di grande importanza in materia economica e sociale — procedure sulle quali il parlamento, e talvolta persino l'esecutivo, non esercitano che un debole controllo. Cfr. Rokkan, S., Norway: Numerical Democracy and Corporate Pluralism , in Dahl, R.A. (a cura di), Political Oppositions in Western Democracies, New Haven, Yale University Press, 1966, pp. 90–115. Sempre sulla Norvegia, si veda Kvavik, R.B., Interest Groups in Norwegian Politics, Oslo, Universitetsforlaget, 1976, secondo il quale i gruppi di interesse, piú che spingere i leaders amministrativi e politici verso una particolare opzione, partecipano al policy making. In questa sede, comunque, pur nella consapevolezza che differenze esistono (sui rapporti tra i due attori in discussione cfr. May, T.C., Trade Unions and Pressure Groups Politics, Westmead, Saxon House, 1975), non è necessario sviluppare ulteriormente la questione delle specificità di gruppi e sindacati. Basta rilevare che non ci sono controindicazioni che escludano la possibilità di collocare gli uni e gli altri ai medesimi livelli nella scala della generalità crescente dell'interesse.Google Scholar

9 Sul gruppo come aggregatore di interessi cfr. Ehrmann, H.W., Interest Groups , in «International Encyclopedia of the Social Sciences», New York, Macmillan-Free Press, 1968, vol. VII, p. 486.Google Scholar

10 L'identità del partito si precisa in relazione alle tre funzioni di gestione diretta del potere politico, competizione elettorale ed espressione democratica, viste congiuntamente. Sul punto cfr. la mia Introduzione al volume, da me curato, Partiti e gruppi di pressione, Bologna, Il Mulino, 1972, p. 23. Per la bibliografia sui gruppi non richiamata nelle note del presente saggio si rinvia a Partiti e gruppi di pressione, cit., nonché a Mignone, e Monti-Bragadin, , op. cit., pp. 154–236. Gli sviluppi della group theory, vale a dire della concezione scientifica che interpreta l'intero processo politico come interazione di gruppi, sono «rivisitati» nel recentissimo volume di Garson, G.D., Group Theories of Politics, London e Beverly Hills, Sage, 1978.Google Scholar

11 E/o con riferimento alle impostazioni di una democrazia che non si contenta piú di essere democrazia politica (uguaglianza di diritti civili e pubblici) ma preme per diventare crescentemente democrazia economica e sociale (uguaglianza in una molteplicità di altri settori non strettamente politici), proponendosi di ottenere i risultati desiderati attraverso l'intervento della decisione politica.Google Scholar

12 Questo postulato configura un caveat di principio. Il riferimento alla questione di principio sottolinea l'esistenza di un limite oltre il quale l'interventismo della «mano politica» vulnera i caratteri di pluralismo, competitività, autonomia del non-politico e apre le porte alla degenerazione del regime democratico moderno, fino alla trasformazione piú o meno surrettizia in una qualche diversa forma di organizzazione del potere e dei rapporti civili. Beninteso è assai difficile, per non dire praticamente impossibile, fissare in un punto preciso e valido urbi et orbi il livello altimetrico al quale si colloca tale limite. La situazione varia da paese a paese, in relazione ad un insieme di circostanze e condizioni storiche, culturali, istituzionali, etiche, produttive. Ci sono nazioni il cui regime può «sopportare» una dose comparativamente assai alta di interventismo pubblico nell'economia, e altre che per molto meno possono vedere inceppati i loro meccanismi democratici. Tuttavia il limite esiste qua e là.Google Scholar

13 Secondo la definizione di Finer, S.E., Interest Groups and the Political Process in Great Britain , in Ehrmann, H.W. (a cura di), Interest Groups on Four Continents, Pittsburgh, University of Pittsburgh Press, 1958, p. 118.Google Scholar

14 Schattschneider, Secondo E.E., se si definisce «la politica come socializzazione del conflitto», i conflitti di interessi «divengono politici solo quando vengono fatti tentativi di coinvolgere il grosso pubblico». In questo senso «la politica dei gruppi di pressione potrebbe essere vista come una fase nella socializzazione del conflitto». Cfr. The Semiso-vereign People , in Munger, F. e Price, D. (a cura di), Readings in Political Parties and Pressure Groups, New York, Crowell, 1964, ora in Fisichella, (a cura di), Partiti e gruppi di pressione, cit., p. 85.Google Scholar

15 Su questa esigenza, relativamente al sindacato, cfr. il mio Condizioni della libertà, Firenze, Sansoni, 1974, cap. V, «Ruolo e funzioni del sindacato».Google Scholar

16 Con riferimento al quadro legislativo in cui operano i gruppi negli Stati Uniti, si veda Ornstein, N.J. e Elder, S., Interest Groups, Lobbying and Policymaking, Washington, CQ Press (Congressional Quarterly Inc.), 1978, mentre ai gruppi di «interesse pubblico» è dedicato il saggio di Berry, J.M., Lobbying for the People, Princeton, Princeton University Press, 1978.Google Scholar