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TERRITORI, NAZIONI, PARTITI: VERSO UN MODELLO GEOPOLITICO DELLO SVILUPPO EUROPEO

Published online by Cambridge University Press:  14 June 2016

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Introduzione

Karl Deutsch ha insegnato alla mia generazione di scienziati sociali a sviluppare dei modelli o a provarne la validità attraverso l'uso di dati storici. Le mie prime ricerche sull'estensione dei diritti politici e sulla mobilitazione delle periferie sono state fortemente influenzate dalle idee di Deutsch. I miei successivi lavori sulle dimensioni del processo di edificazione dello Stato (State-Building) e di formazione della nazione (Nation-Building) sono state direttamente ispirate dallo studio pionieristico di Deutsch Nationalism and Social Communication. È stato Deutsch ad insegnarmi a prendere in esame le caratteristiche decisive delle strutture responsabili della formazione del «centro» e a studiare le funzioni dei mezzi di comunicazione a stampa e delle istituzioni educative nello sviluppo di identità su basi territoriali. In questo tributo alla leadership intellettuale di Karl Deutsch, mi propongo di tentare una prima sintesi di queste due linee di ricerca: vale a dire, intendo tracciare i lineamenti di un possibile modello globale mettendo insieme alcuni elementi tratti dai miei primi studi sui processi di mobilitazione con altri che fanno parte delle mie ricerche attuali sullo schema di base della storia geopolitica-geoeconomica dell'Europa Occidentale.

Type
Saggi
Copyright
Copyright © Società Italiana di Scienza Politica 

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References

1 The Comparative Study of Political Participation , ora in Rokkan, S., Citizens, Elections, Parties , Oslo, Universitetsforlaget, 1970.Google Scholar

2 The Mobilization of the Periphery , ora in Rokkan, S., op. cit .Google Scholar

3 Dimensions of State Formation and Nation-Building , in Tilly, C., (ed.), The Formation of National States in Western Europe , Princeton, Princeton University Press, 1975, pp. 562600; e Eisenstadt, S.N. e Rokkan, S. (eds.), Building States and Nations, 2 voll., Beverly Hills, Sage Publications Inc., 1973–1974.Google Scholar

4 Cfr. Lipset, S.M. e Rokkan, S., Introduction , in Lipset, S.M. e Rokkan, S., (eds.), Party Systems and Voter Alignments , New York, Free Press, 1967. Il modello è stato ulteriormente sviluppato nel mio, Citizens, cit., spec. cap. III.Google Scholar

5 Una prima formulazione è stata da me presentata nel saggio The Structuring of Mass Politics in the Smaller European Democracies , in «Comparative Studies in Society and History», X (1968), pp. 173210; successivamente tale formulazione è stata incorporata nel Cap. III del mio, Citizens, cit.Google Scholar

6 Una prima versione è stata pubblicata in Eisenstadt, S. e Rokkan, S., (eds.), Building States and Nations , cit., vol. I. Altre versioni si trovano nei miei, Dimensions of State Formation, cit., e Entries, Voices, Exits, in «Social Science Information», XIII (1974), pp. 39–53.Google Scholar

7 Rokkan, Vedi S. et al., Centre Periphery Structures in Western Europe. A Data Workbook (di prossima pubblicazione).Google Scholar

8 Cfr. Habermas, J., Zur Rekonstruktion des historischen Materialismus, Frankfurt Main, Suhrkamp Verlag, 1976.Google Scholar

9 Una prima formulazione sintetica si trova nel mio, Entries, cit. Successivamente ho ampliato l'analisi in due note preparate in occasione di incontri della Association Française de Science Politique nel giugno 1974 e nel Dicembre 1976: Macro-Histoire et analyse comparative des processus de développement politique e Une famille de modèles pour l'histoire comparée de l'Europe Occidentale. Una versione parallela dello schema è stata elaborata in Hagtvet, B. e Rokkan, S. The Conditions of Fascist Victory , in Hagtvet, B., Larsen, S.U. e Myklebust, J.P., (eds.), Who Were the Fascists?, Oslo, Universitetsforlaget, 1979.Google Scholar

10 Questo gradiente Est-Ovest rappresenta una dimensione centrale in due lavori di analisi macrostorica molto discussi: Wallerstein, I., The Modern World System , New York, Academic Press, 1974, trad. it. Il sistema mondiale dell'economia moderna, Bologna, Il Mulino, 1979 cap. II e VI; e Anderson, P., Passages from Antiquity to Feudalism, London, NLB, 1974, pp. 1–3 e 213–64. Dello stesso Anderson vedi anche Lineages of the Absolutist State, London, NLB, 1974, pp. 195–235 e pp. 430–31. Tuttavia la griglia Est-Ovest nella mia «mappa concettuale» combina due diverse dimensioni, e fissa una tipologia di condizioni per lo sviluppo politico-economico: una fascia di centri urbani nel mezzo, ad Ovest un insieme di imperi costieri diventati stati-nazione con estese periferie e forti centri commerciali, ad Est vaste zone periferiche in attesa di essere conquistate ma centri urbani molto piú deboli. Jurgen Habermas, commentando una precedente versione della mia «mappa concettuale», ha messo in luce con grande chiarezza il doppio significato della fascia urbana per le sorti territoriali di Germania e Italia: le città hanno giocato un ruolo cruciale nello sviluppo iniziale del capitalismo, ma non potevano competere con gli stati-nazione territoriali nello stadio della generalizzazione (Durchsetzung) dei modi di produzione capitalisti (vedi il suo, Zur Rekonstruktion, cit., p. 258). Questo contrasto tra fascia urbana e stati-nazione territoriali ha chiaramente bisogno di essere ulteriormente approfondito alla luce della analisi di Wallerstein. La differenza tra i primi due territori centrali del nuovo sistema geoeconomico Atlantico-Oceano Indiano, il Portogallo e le Province Unite, può essere analizzata molto bene sfruttando le combinazioni offerte dalla mappa concettuale: entrambi i paesi sono stati in grado di trarre profitto dalla loro posizione sulla costa atlantica, ma i Paesi Bassi erano piú vicini alle rotte commerciali Mare del Nord-Reno-Italia e hanno potuto beneficiare dell'effetto moltiplicatore offerto da questa fitta rete di centri urbani consolidati. A loro volta, però, i Paesi Bassi si sono trovati svantaggiati nella competizione con altri nuclei territoriali capitalisti dotati di periferie piú vaste: l'Inghilterra e piú tardi gli Stati Uniti.Google Scholar

11 Vedi Rokkan, S., Cities, cit., p. 81.Google Scholar

12 Juillard, Vedi E. e Nonn, H., Espaces et régions en Europe occidentale, Paris, Editions du Centre National de la Recherche Scientifique, 1976.Google Scholar

13 Per una discussione dettagliata delle fonti di differenziazione, vedi Rokkan, S., Citizens, cit., pp. 7987.Google Scholar

14 Per un approfondimento vedi ibidem, pp. 96138.Google Scholar

15 Siamo ben consapevoli che esistono differenze importanti tra i cinque paesi per quanto concerne il tipo di sequenze storiche che hanno portato alla vittoria di alleanze monolitiche. Il Portogallo è chiaramente un caso marginale in questa classificazione. S. Payne ha elaborato la seguente tabella comparata di sequenze per Italia, Spagna e Portogallo: Fase<XX>Italia<XX>Spagna<XX>Portogallo Liberalismo elitista dottrinario<XX>1860–1876<XX>1843–1881<XX>1833–1857 Liberalismo bipartitico trasformista<XX>1876–1898<XX>1881–1899<XX>1857–1906 Riformismo elitista<XX>1899–1915<XX>1899–1923<XX>1910–1917 Interludio autoritario<XX>1915–1918<XX>1923–1931<XX>1917–1918 Politica di massa<XX>1919–1922<XX>1931–1936<XX>1919–1926 Ma Payne commenta che l'ultima categoria «non si adatta molto bene al Portogallo, che non ha mai veramente conosciuto una fase di reale politica di massa» (il corsivo è mio); vedi il suo Spanish Fascism in Comparative Perspective , in Turner, H.A. Jr., (ed.), Reappraisals of Fascism , New York, Watts, 1975, pp. 142169. Tuttavia pensiamo che sia plausibile associare il Portogallo agli altri quattro Paesi. Infatti, anche se il livello di mobilitazione di massa era basso, c'è stata una sequenza storica che ha portato da una fase politica di democrazia competitiva alla vittoria di un movimento monolitico.Google Scholar

16 Per un ulteriore approfondimento di questo tema vedi Finer, S.E., State-Building, State Boundaries and Border Control , in «Social Science Information», XIII (1974), pp. 79126.Google Scholar

17 Vedi, , Modem World System , cit., p. 296. I gradienti Nord-Sud, Est-Ovest all'interno della Francia hanno affascinato gli studiosi almeno a partire dalla Rivoluzione francese. Già nel secolo scorso la raccolta di mappe tematiche ad opera di d'Angeville, A., Essai sur la statistique de la population française, Paris, 1836, ripubblicato con una introduzione di Le Roy Ladurie, E., Paris, Mouton, 1969, richiamava l'attenzione sull'importante linea di demarcazione che va da St. Malo a Ginevra: a Nord di questa linea troviamo le regioni economicamente avanzate, a Sud e ad Ovest le zone arretrate. Furet, F. e Ozouf, J. hanno offerto di recente un'altra prospettiva di analisi su questi contrasti regionali. Essi hanno studiato nei dettagli tutta una serie di dati sulla diffusione dell'alfabetismo a partire dal sedicesimo secolo e hanno concluso che il contrasto piú marcato oppone il Nordest all'Ovest (un triangolo che corre approssimativamente dal confine spagnolo sull'Atlantico, a Nord verso la Bretagna e ad Est verso Valenza sul Rodano). Vedi Lire et écrire: l'alphabétisation des français de Calvin à Jules Perry, Paris, Editions de Minuit, 1977, spec. Vol. I, capitolo finale.Google Scholar

18 L'analisi contenuta in questo testo di Marx è stata utilizzata di recente nello studio sul Fascismo di Kuhn, A., Das fascistische Herrschaftssystem und die moderne Gesellschaft , Hamburg, Hoffman und Campe, 1973, cap. III A. 2, Das Vorbild: Die Bonapartismus-theorie von Karl Marx, pp. 102–113.Google Scholar

19 Per una originale reinterpretazione di questa fase tardiva di nation-building, vedi Weber, E., Peasants into Frenchmen, Stanford, Stanford University Press, 1976.CrossRefGoogle Scholar

20 Per una analisi dettagliata delle differenze franco-germaniche in fatto di livelli di organizzazione economica e delle loro conseguenze sul grado di vulnerabilità di fronte alla minaccia fascista, vedi Maier, C.S., Recasting Bourgeois Europe , Princeton, Princeton University Press, 1975, trad. it. La rifondazione dell'Europa borghese , Bari, Di Donato, 1980. Cito da Maier, , «l'elettorato radicalsocialista ha evitato il fascismo negli anni trenta per la stessa ragione per la quale ha tollerato lo stato di confusione economica degli anni venti: la sopravvivenza di metodi arcaici di organizzazione economica. La democrazia francese era destinata a rimanere protetta dalla proverbiale riluttanza della società francese ad organizzarsi», p. 511 (il corsivo è mio).Google Scholar