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Published online by Cambridge University Press: 09 August 2013
Quando si esamina il quadro grafico della scrittura nell' Italia Meridionale dall' VIII al XII secolo e anche agli inizi del sec. XIII, si accetta di considerare l'ampiezza di espansione nel tempo e nello spazio della scrittura beneventana come determinante al punto da trascurare quelle forme diverse esistenti nel periodo della sua fioritura ma non riconosciute mai con una autonomia di scritture vere e proprie a sé stanti.
Così un tipo precarolino indipendente di carattere semionciale corsivo affiora nel periodo formativo di transizione, ma non arriva ad offrire o almeno a lasciare una tradizione grafica fissa ed importante. Il prepotente affermarsi del carattere beneventano distoglie spesso l'occhio dello studioso a cui invece l'indagine archivistica e la revisione locale da farsi per paese in tutte le regioni dell' Italia Meridionale porterebbe alla concretizzazione dell' ipotesi, che l'indagine approfondita può trasformare in certezza, dell' esistenza cioè nelle regioni meridionali, con uno sviluppo ritardato, ma con gli stessi caratteri, della scrittura minuscola rotonda del centro e del nord.
Si vuol proprio accennare nelle presenti note che questa scrittura, con caratteri e tipi calligrafici ben definiti, fa supporre l'esistenza di scuole o di scribi singoli conoscitori di una forma grafica che si infiltra e produce al momento non solo del trapasso della beneventana nella gotica, ma anche contemporanea in alcuni centri a dimostrazione della fisonomia particolare che la forma scrittoria può assumere localmente di fronte al tipo dominante.
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2 Pagnin, , ‘La formazione della scrittura Carolina in Italia,’ Atti Istit. Veneto di Scienze, Lett, e Arti, cviii (1949–1950), p. 49 e sgGoogle Scholar. e la bibliografia ivi citata; A. de Boüard, ‘La question des origines de la minuscule Caroline,’ in Palaeographia Latina, ed. W. M. Lindsay, iv, 1925, pp. 71–83; Bartoloni, , Ancora sulle scritture precaroline (Roma, 1950Google Scholar).
3 A. Gallo, ‘La scrittura curiale napoletana nel Medio Evo,’ Bullett. 1st. Storico Ital., 1929, p. 3 esg.; N. Barone, Contribute allo studio della tachigrafia curialesca napoletana, Napoli, 1929, passim; R. Filangieri, ‘La charta Amalfitana,’ Arch. Ital., 1919, n. 1–3; Filangieri, R., Codice Dipl. Amalfitano, vol. i, Napoli, 1917Google Scholar; ii, Trani, 1950, etc.
4 V. tutti i facsimili riportati nei volumi del Codice Diplomatico Barest.
5 Capasso, B., Monumenta ad Neapolitani Ducatus pertinentia, Neapoli, ii (1885), p. 154, n. 245Google Scholar.
6 Nitti, F. S., Le pergamene di Barletta—Archivio Capitolare (Codice diplomatico Barese, vol. viii, Bari, 1914), p. XIV e 124, n. 86, 89Google Scholar; Filangieri, R., Le Pergamene di Barletta dell' Archivio di Napoli (Cod. dipl. Barese, vol. x. Bari, 1928), p. 29, e sg., n. 16 e 17Google Scholar.
7 V. Plate VI; Perg. di Barletta, n. 16.
8 Archivio Caracciolo di Santo Bono, a cura di Mazzoleni, I. (in Arch. Priv., vol. iiGoogle Scholar: pubbl. Archivi di Stato xiv, Roma 1954), p. 28, 39, 61, 64.
9 V. Plate VII; Archivi privati, p. 28, 18, n. 5.
10 Codice Diplomatico Normanno di Aversa, Napoli, 1926Google Scholar.
11 Arch. Capitolare di Aversa, tomo x: Donationum, lib. i, n. 58; Gallo, o.c. p. 33, n. XXII.
12 Arch. Capit., ut supra, n. 59; Gallo, o.c., p. 36, n. XXV, v. Plate VIII.
13 Arch. Capit., ut supra, n. 60; Gallo, o.c. p. 38, n. XXV.
14 Arch. Capit., ut supra, tomo xi, n. 61, 62, 63; v. Plate IX.
15 Idem, n. 40 e 66; cfr. pure n. 70.
16 Tomo xii e xiii delle scritture dello stesso Archivio.