Published online by Cambridge University Press: 09 August 2013
This paper presents the results of an historical and topographical survey carried out in the middle Tiber valley, more specifically in the Sabina Tiberina, in the area around Poggio Sommavilla. The survey focused particularly on the area under the present-day administration of the Comune of Stimigliano, with the aim of reconstructing the topographical layout of the Roman landscape. The field survey shed important new light on the nature of the archaic and Roman road network. In particular, as well as the Via Flaminia that runs along the western limits of the study area, another road was identified running in a broadly northeast-southwest direction, which appears to have formed the main trade route that served the area during both the archaic and Roman periods. Furthermore, the study of earlier maps, together with the evidence from the survey, has permitted the identification along the Tiber of a number of ancient ports, the positions of which were not known previously.
It is interesting to note that the settlement pattern characteristic of the Iron Age, which favoured high plateaux overlooking the Tiber, continued into the archaic period. This appears to have had a significant impact on settlement of the Roman period, in that the earliest attested Roman villas in this area are those situated next to the Tiber. The development of the ‘phenomenon of the villa’ in the area of the Sabina Tiberina from the end of the Republican period (third to second centuries BC) is consistent with the results of studies in other parts of central Italy. The study of the pottery collected from settlements of the archaic period (Colle Rosetta) and the Roman period (San Sebastiano) confirms the importance of the Tiber as a trade route for commercial exchange.
Lo studio si è svolto nell'ambito delle attività di ricerca dell'Istituto per le Tecnologie Applicate ai Beni Culturali del Consiglio Nazionale delle Ricerche.
1 Sulla differenziazione tra Sabina tiberina e Sabina interna: Musti, D., ‘I due volti della Sabina. Sulla rappresentazione dei Sabini in Varrone, Dionigi, Strabone, Plutarco’, in Preistoria, storia e civiltà dei Sabini — Atti dei convegno di Rieti 1982 (Rieti, 1985), 75–98Google Scholar; e la recente sintesi di Spadoni, M.C., Regio IVGoogle Scholar. Sabina et Samnium. Reate — Ager Reatinus (I.G.M. 138 I SE SO; II NE SE SO NO; 139 III NE SE SO NO) (Supplementa Italica n.s. 18) (Roma, 2000), 29–30Google Scholar.
2 Foglio 144 della Carta geologica d'Italia.
3 Su tale aspetto vedi Sereni, E., Storia del paesaggio agrario italiano (Roma/Bari, 1984), 32–41Google Scholar, che nelle sue fondamentali pagine dedicate agli aspetti piü propriamente sociali sottesi alle modalità dell'insediamento rurale sottolinea al riguardo la ‘rivoluzione’ apportata dal dominio romano sull'assetto del territorio costituitosi in eta arcaica, che coniuga il sistema del maltese e delle piantagioni arboree con le nuove forze produttive sociali.
4 Su questi aspetti vedi in particolare Gabba, E., ‘La transumanza nell'economia italico romana’, in Giornate internazionali di studio sulla transumanza (Atti del convegno 1984) (L'Aquila, 1990), 15–27Google Scholar; Gabba, E., ‘I municipi e l'ltalia augustea’, in Giornate internazionali di studio sulla transumanza (Atti del convegno 1984) (L'Aquila, 1990), 133–6Google Scholar; Gabba, E., ‘Urbanizzazione e rinnovamenti urbanistici nell'Italia centro-meridionale del I sec. a.C.’, Studi Classici Orientali 21 (1972), 73–112Google Scholar.
5 Per il percorso della Flaminia in età romana nella zona vedi Ashby, T. e Fell, R.A.L., ‘The Via Flaminia’, Journal of Roman Studies 11 (1921), 125–90CrossRefGoogle Scholar, specificamente pp. 158–61; lo studio fu successivamente ripreso da Martinori, E., Via Flaminia (Roma, 1929), 77–80Google Scholar che ne costituisce quasi una puntuale traduzione. Per il traghetto di Gallese ed in genere per il sistema di scali fluviali attestati sul Tevere in antico è importante la ‘Carta della Sabina’ di Giubilio Mauro del 1617: Frutaz, P.A., Le carte del Lazio II (Roma, 1972), XX tav. 51Google Scholar.
6 Ashby e Fell, ‘The Via Flaminia’ (sopra, n. 5), 159–60, fig. 11; G.F. Gamurrini, A. Cozza, A. Pasqui e R. Mengarelli, Carta archeologica d'ltalia (1881–1897). Materiali per l'Etruria e la Sabina (Forma Italiae Serie II — Documenti 1) (Firenze, 1972), 399–400Google Scholar.
7 L'Ashby, che confessa di dovere la sua conoscenza del manufatto esclusivamente alle notizie del Pasqui, attesta inyece ‘A little mortar is used, but is not universal’ (Ashby e Fell, ‘The Via Flaminia’ (sopra, n. 5), 159).
8 Su tale aspetto: Gigli, S. Quilici, ‘Corchiano. Appunti di topografia sull'abitato’, in Miscellanea etrusca e italica in onore di Massimo Pallottino (Roma, 1991), 329–48Google Scholar con bibliografia di riferimento.
9 In particolare: Frederiksen, M.W. and Ward-Perkins, J.B., ‘The ancient road system of the central and northern Ager Faliscus’, Papers of the British School at Rome 25 (1957), 67–208CrossRefGoogle Scholar; Gigli, S. Quilici, ‘L'acquedotto di Ponte del Ponte nell'antico paesaggio agrario della zona di Corchiano’, Xenia 17–18 (1989), 55–64Google Scholar.
10 Ashby e Fell, ‘The Via Flaminia’ (sopra, n. 5), 159; medesima notizia sulle orme dell'Ashby l'abbiamo da Martinori, Via Flaminia (sopra, n. 5), 78.
11 Martinori, Via Flaminia (sopra, n. 5), 79 n. 1 sottolinea in proposito come l'Ashby accenni a tale manufatto con il nome invece di ‘Torre di San Giovanni’.
12 Gamurrini et al., Carta archeologica d'Italia (sopra, n. 6), 403–4.
13 Gigli, S. Quilici, ‘Scali e traghetti sul Tevere in epoca arcaica’, Archeologia Laziale. Quaderni del Centro di Studio per l'Archeologia Etrusco-italica 8 (2) (1986), 75–7Google Scholar; Gamurrini et al., Carta archeologica d'Italia (sopra, n. 6), 347; Colosi, da ultimo F., Espa, S., Gabrielli, R., Ricci, U. e Verga, F., ‘Sabina tiberina. Modellizzazione delle presenze archeologiche’, Archeologia e Calcolatori 10 (1999), 275–87Google Scholar per l'analisi dello studio del Pasqui.
14 Copertura aerea RAF del 25-04-1944, fotogrammi nn. 3067–8.
15 Gamurrini et al., Carta archeologica d'Italia (sopra, n. 6), 347 fig. 276; Galliazzo, V., I ponti romani II. Catalogo generale (Treviso, 1994), 87Google Scholar.
16 Reggiani, A.M., ‘Monument! funerari a torre della Sabina’, Bollettino d'Arte 65 (1980), 7–11Google Scholar.
17 Frutaz, , Le carte del Lazio II (sopra, n. 5), XLVIII, 2 tav. 221Google Scholar.
18 Gamurrini et al., Carta archeologica d'Italia (sopra, n. 6), 353.
19 In relazione a tale struttura muraria c'è da registrare la posizione di Firmani, A.M., ‘Panorama archeologico sabino alla luce di recenti acquisizioni’, in Preistoria, storia e civiltà dei Sabini — Rieti Ottobre 1982 (Rieti, 1985), 116–17Google Scholar tav. XIX, 3 che data la muratura alla seconda metà del VII secolo a.C. in base a criteri e deduzioni del tutto estranei al problema.
20 Quilici, L., ‘Il Tevere e l'Aniene come vie d'acqua a monte di Roma in età imperiale: il Tevere e le altre vie d'acqua’, Archeologia Laziale. Quaderni del Centro di Studio per l'Archeologia Etrusco-italica 7 (2) (1986), 211 n. 76Google Scholar.
21 Sul terreno si sono rinvenuti sporadici frammenti di ceramica comune, cubilia dell'opera reticolata e nuclei di cocciopesto.
22 Su tale ipotesi: Quilici, ‘Il Tevere e l'Aniene’ (sopra, n. 20), 75–6.
23 Filippi, G., ‘Primo contributo alla conoscenza del territorio sabino nell'età preistorica e protostorica’, Archeologia Laziale. Quaderni del Centro di Studio per l'Archeologia Etrusco-italica 2 (1979), 111–15Google Scholar; Filippi, G. e Pacciarelli, M., Materiali protostorici dalla Sabina tiberina (Roma, 1991), 135–6Google Scholar, in proposito e'è da rilevare come lo studio prenda in esame solo parzialmente il territorio oggetto di questa nota.
24 In particolare, l'addensarsi dei siti nell'area di confluenza del Tevere con l'Aia appare rispondere ad un'esigenza propria di sfruttamento agricolo che si avvale della vicinanza dei corsi d'acqua.
25 In proposito per Poggio Sommavilla: Santoro, P., ‘Poggio Sommavilla. Note sull'insediamento arcaico’, in Miscellanea etrusco italica in onore di Massimo Pallottino (Roma, 1991), 349–62Google Scholar, che inquadra cronologicamente la vita del centro tra VII secolo a.C. e III secolo a.C.; Santoro, P., ‘Gli scavi a Poggio Sommavilla nell'ottocento’, in Miscellanea etrusco-italica I (Roma, 1993), 52–3Google Scholar sull'estensione e la topografia della relativa necropoli; Alvino, G., ‘La necropoli di Poggio Sommavilla: seconda campagna di scavo’, Archeologia Laziale. Quaderni del Centro di Studio per l'Archeologia Etrusco-italica 6 (1986), 93–105Google Scholar. Per Foglia: Reggiani, A.M., ‘Le necropoli di Campo del Pozzo e di Madonna del Rovo’, Archeologia Laziale. Quaderni del Centro di Studio per l'Archeologia Etrusco-italica 4 (1980), 82–8Google Scholar; Reggiani, A.M., ‘Aspetti della fase ellenistica nella Sabina tiberina: le necropoli di Foglia (Magliano Sabina, Rieti)’, in Atti del convegno di studi etruschi e italici, Rieti — Magliano Sabina 30 Maggio–3 Giugno 1993 (Firenze, 1996), 287–96Google Scholar, che circoscrive la frequentazione delle necropoli tra la fine del IV secolo a.C. e la prima metà del III secolo a.C; Firmani, M.A., ‘Ricerche nella Sabina velina e tiberina’, Archeologia Laziale. Quaderni del Centro di Studio per l'Archeologia Etrusco-italica 2 (1979), 116–19Google Scholar.
26 Su questo aspetto preso in considerazione già dal Pasqui: Firmani, ‘Panorama archeologico sabino’ (sopra, n. 19), 116–17.
27 Vegas, M., Ceràmica comune romana del Mediterraneo occidental (Barcelona, 1973), 34 fig. 8 n. 6Google Scholar.
28 La raffigurazione del simbolo richiama quella delle stele votive più tarde di Cartagine e di Costantina: Hours-Miedon, M., ‘Les représentations figurées sur les stéles de Carthage’, Cahiers de Byrsa (1) (1951), t. VIa, 4Google Scholar; Picard, C., Catalogue du Musée Aloui. Nouvelle série, I Collection punique (Tunis, 1957), nn. Ch 206, 217, 363, 422–3 etc.Google Scholar; Bertrandy, F., ‘Les représentations du ‘signe de Tanit’ sur les stéles votives de Costantine. IIIer–Ier siècles avant J.C.’, Rivista di Studi Fenici 21 (1993), 3–28Google Scholar.
29 Ringrazio il Prof. Giovanni Garbini e la Dott.ssa Lorenza Manfredi per la consulenza ai fini della lettura del bollo. Per i confronti del bollo, che appare un unicum, con altro materiale anforico bollato, con monete coeve e con pesi monetali: A. Salinas, ‘Memoria intorno agli oggetti rinvenuti negli scavi eseguiti a Selinunte nel 1883 e ora depositati nel Museo di Palermo’, Notizie degli Scavi di Antichità (1884), 328; Bisi, M.A., ‘Anse di anfore con lettere puniche da Selinunte’, ‘Oriens Antiquus’ 6 (1967), 248 n. 12Google Scholar; E. De Miro, ‘Heraclea Minoa, scavi eseguiti negli anni 1955–56–57’, Notizie degli Scavi di Antichità (1968), 283–4; Amadasi, M.G. Guzzo, ‘Le iscrizioni fenicie e puniche delle colonie in Occidente’, Studi Semitici 28 (1967), 73, 77Google Scholar; Manfredi, L. Ilia, Monete puniche. Repertorio epigrafico e numismatico delle leggende puniche (Roma, 1995), 311, 313, 323Google Scholar; Elayi, A.G., Recherches sur les poids pheniciens (Supplement n. 5 à Transeuphraténe) (Parigi, 1997), 313–14 fig. 18 n. 405Google Scholar.
30 Nella medesima località, ma in posizione pianeggiante, nei pressi del tracciato della direttissima Roma–Firenze, già agli inizi degli anni'70 fu portato in luce dalla Soprintendenza Archeologica competente un modesto impianto di tipo rustico che si fregiava in un o degli ambient i di un mosaico in tessere bianche e nere databile alla metà del I secolo a.C: Moretti, A. Sgubini, ‘Civita Castellana and territory. Scoperte a Colle Rosetta’, Fasti Archaeologici 28–9 (1) (1973–1974), n. 5611Google Scholar.
31 Will, E. Lyding, ‘Greco-Italic amphoras’, Hesperia 51 (1982), 338–56CrossRefGoogle Scholar.
32 In merito si sono potuti istituire confronti: per il bollo PRIMIGENIUS FECIT/ T.SABIDI FR.IAS con l'orlo di dolio rinvenuto a Roma CIL XV 2492; per il bollo L. HERENNI è possibile ipotizzare una relazione con la serie di bolli attestati in forme diversificate rinvenuti su mattoni in Roma, a Nizza, a Ventimiglia e Foro Iulii sia in Spagna riferibili a L. Herennius Optatus: Setala, P., ‘Private domini in Roman brick stamps of the Empire’, Acta Instituti Romanae Finlandiae 9 (2) (1977), 127 n. 3Google Scholar; CIL V 8110; CIL XV 2412.
33 Chiaro, M.A. Del, Etruscan Red-Figured Vase Painting at Caere (Berkeley/Los Angeles /Londra, 1974), 64–8Google Scholar con bibliografia di riferimento sul genere. In base al numero di ondulazioni sull'orlo dei piattelli l'autore sembra propenso ad una datazione differenziata: più alta per quelli che ne presentano sette, più recente (prima decade III secolo a.C.) per quelli con minor numero; in quest'ultima direzione sembra andare nel nostro reperto anche la fattura del medaglione piuttosto sciatta. Sul tema della situazione variegata della produzione dei piattelli Genucilia: Torelli, M., ‘La ceramica di Roma nei secoli IV e III a.C.‘, in Roma medio repubblicana. Aspetti culturali di Roma e del Lazio nei secoli IV e III a.C. (Roma, 1973), 45Google Scholar.
34 Tutta la ceramica ed i materiali rinvenuti rinviano, quindi, per ambito territoriale e culturale di diffusione all'area etrusca meridionale ed a quella falisca; per la lamina in bronzo in particolare: Ricci, A., Settefinestre. Una villa schiavistica nell'Etruria romana III (Modena, 1985), 236 tav. 60 n. 17Google Scholar.
35 Per questa da consultare la schedatura effettuata per il Museo di Magliano Sabina, e ivi depositata, da F. Cifarelli e da F. Marzilli.
36 Anche se questa ‘firma’ non trova per ora confronti puntuali tra quelle conosciute di ceramisti, sembra inquadrarsi nell'ambito dell'artigianato della fine dell'età repubblicana caratterizzato da marchi di fabbrica o semplicemente da signatures che si concentrano quasi esclusivamente come area di diffusione geografica nella regione del basso e medio corso del Tevere ed in quella tirrenica. In particolare, prenomen e nomen con desinenza in ‘o’ oppure ‘os’ sono frequenti nel gruppo dei nominativi falisci dell'età repubblicana tra IV secolo a.C. e II secolo a.C.: Hirata, R., L'onomastica falisca e i suoi rapporti con la latina e l'etrusca (Firenze, 1967), 25–6Google Scholar; sugli aspetti dell'artigianato dell'età repubblicana: Morel, J.P., ‘Aspects de l'artisanat dans la Grande Gréce romaine’, in La Magna Grecia nell'età romana. Atti del XV convegno di studi sulla Magna Grecia, Taranto 1975 (Napoli, 1979), 290–1Google Scholar; Morel, J.P., ‘Artisanat et colonisation dans l'Italie romaine aux IV° et 111° siécles av. J.C.’, Dialoghi di Archeologia 6 (1988), 49–63Google Scholar.
37 I pezzi sono due: una ciotola forma Morel 2538al ed una coppa forma Morel 2980. Sul tema dei rapporti commerciali tra Roma ed i territori sottomessi della penisola alla fine dell'età repubblicana: Morel, ‘Artisanat et colonisation’ (sopra, n. 36), 49–56; Morel, J.P., ‘Les productores de biens artisanaux en Italie à la fin de la République’, in Les ‘bourgeoisies’ italiennes aux IIe et Ier s.av. J.C. (Parigi/Napoli, 1983), 21–2CrossRefGoogle Scholar; Morel, J.P., ‘L'atelier des petites estampilles’, Melanges de l'École Française de Rome. Antiquité 81 (1969), 59–117Google Scholar.
38 In particolare, la forma confrontabile con Dyson, S.L., Cosa: the Utilitarian Pottery (Memoirs of the American Academy in Rome 33) (Roma, 1976), fig. 43,22.11.13.Google Scholar
39 Sul recto immagine di Augusto cinto di alloro con leggenda DIVUS AUGUSTUS sul verso al centro la sigla SC ed intorno la leggenda IMP. NERVA CAESAR AUGUSTUS REST: Mattingly, H., Coins of the Roman Empire in the British Museum. III. Nerva to Hadrian (Londra, 1976), 28 n. 11Google Scholar. Sull'area dell'insediamento si segnala inoltre la presenza di elementi architettonici sparsi pertinenti ad un architrave e ad una soglia in pietra locale, nonché una cisterna affiorante al livello di calpestio; la mancanza di disponibilita del proprietario della zona non ha consentito un sopralluogo puntuale.
40 Il costituirsi in età tarda del municipio appare attestato, tra l'altro, anche dalla presenza di duoviri anzichè di quattuorviri quali magistrati con facoltà amministrative: Laffi, U., ‘Sull' organizzazione amministrativa dell'Italia dopo la guerra sociale’, in Akten des VI Internationalen Kongresses für Griechische und Lateinische Epigraphik München 1972 (Monaco, 1973), 347–8Google Scholar; CIL IX 4786, 4789, 4790; sugli scavi eseguiti sulle strutture del municipio: Fasti Archaeologici 30–1 (1975–1976), 805 n. 11781Google Scholar; Reggiani, A.M., ‘Forum Novum’, in Enciclopedia dell'arte antica II Suppl. (Roma, 1994–1947), 695–6Google Scholar.
41 Il pezzo trova confronto con analogo rinvenuto in area tudertina: Fabbricotti, E., Ritrovamenti archeologici sotto la chiesa della visitazione di Santa Maria in Cannuccia (Todi, 1969), tav. XIV n. 1116Google Scholar.
42 Il bollo CIL XV 1724Google Scholar, databile probabilmente al V secolo d.C, trova riscontro con analoghi rinvenuti in Roma ed appare diffuso nella zona ricognita dal momento che è stato rinvenuto anche nelle località di Murella e di Macchia Grande.
43 Solo questo sito con l'altro individuato in località Colle Rosetta ha restituito pezzi attribuibili all'atelier des petites estampilles; per la datazione della ceramica campana in funzione della decorazione stampigliata: Morel, J.P., ‘Notes sur la céramique étrusco- campanienne. Vases à vernis noir de Sardaigne et d'Arezzo’, Melanges de l'École Française de Rome. Antiquité 75 (1963), 7–58Google Scholar.
44 Gamurrini et al., Carta archeologica d'Italia (sopra, n. 6), tav. V.
45 Il tipo è attestato tra la seconda metà del VI secolo a.C. e gli inizi del V secolo a.C. nell'area etrusco-falisca ed in Roma: G.F. Carettoni, ‘Roma (Palatino). Saggi nell'interno della casa di Livia’, Notizie degli Scavi di Antichità (1957), 72–119; Nardi, G., Le antichità di Orte. Esame del territorio e del materiali archeologici (Roma, 1980), 182–3Google Scholar; Gjerstad, E., Early Rome IV (Lund, 1966), 428, fig. 115.7Google Scholar; Torelli, M. e Threipland, L. Murray, ‘A semi-subterranean Etruscan building in the Casale Pian Roseto (Veii) area’, Papers of the British School at Rome 38 (1970), 62–93Google Scholar; P. Villa D'Amelio, ‘San Giuliano — Scavi e scoperte nella necropoli dal 1957 al 1959’, Notizie degli Scavi di Antichita (1963), 1–76.
46 Si segnalano infatti: Dressel 1A, Dressel 2/4 sia del tipo da Pompe i che di quello tarraconense — Fano, C. Panella, ‘Le anfore con anse bifide conservate a Pompei’, in Méthodes classiques et méthodes formelles dans l'étude des amphores (Roma, 1977), 133–77Google Scholar; Del Cerro, L. Farinas, Vega, W.F. De La e Hesnard, A., ‘Contribution à l'établissement d'une typologie des amphores dites ‘Dressel 2–4’’, in Méthodes classiques et méthodes formelles dans l'étude des amphores (Roma, 1977), 179–206Google Scholar; anfore tipo Ostia II 521 con fondo piatto — Panella, C., ‘Le anfore italiche del II secolo d.C.’, in Amphores romaines et histoire économique: dix ans de recherche — Actes du Colloque de Sienne–Rome 1986 (Collection de l'École Française de Rome 114) (1989), 139–78Google Scholar, se l'acme della diffusione del tipo va posto nel II secolo d.C. l'inizio della produzione data alia seconda metà del I secolo d.C., il tipo e citato anche come ‘anfora della valle del Tevere’ perché idoneo al trasporto fluviale; anfore tipo Gauloise 5 di grandi dimensioni — Lanbenheimer, F., La production des amphores en Gaule Narbonnaise (Parigi, 1985), 293–9Google Scholar; anfore rodie attribuibili all'oriente — Desbat, A. e Picon, M., ‘Les importations d'amphores de Méditerranee orientale a Lyon (fin du Ier siècle avant J.C. et Ier siècle après)’, in Empereur, J.Y. e Garlan, Y. (edd.), Recherches sur les amphores grecques (Bulletin de Correspondance Hellenique Suppl. 13) (Parigi, 1986), 637–48Google Scholar; Hesnard, A., ‘Imitations et raisonnement archéologique: à propos del amphores de Rhodes et de Cos’, in Empereur, J.Y. e Garlan, Y. (edd.), Recherches sur les amphores grecques (Bulletin de Correspondance Hellenique Suppl. 13) (Parigi, 1986), 69–79Google Scholar; anfore Dressel 28 tipo Vindonissa — Ettlinger, E. e Simonett, C., Römische Keramik aus dem Schutthugel von Vindonissa (Birkhauser, 1952), taf. 26 n. 581Google Scholar; anfore Dressel 20 del tipo sia con orlo a profilo sferico che appiattito — Millet, P. Berni, Las anforas de aceite de la Bética y su presencia en la Cataluna romana (Barcelona, 1998)Google Scholar.
47 Ettlinger, E., Conspectus formarum. Terrae sigillatae italico modo confectae (Bonn, 1990), 23.1.1 tafel 21, p. 92Google Scholar; variante 37.4.2 tafel 33 p. 116; 36.1.1 tafel 32 p. 114; 33.3.1 p. 110; 36.11 tafel 32 p. 114; 27.1.2 tafel 25 p. 100. Atlante delle forme ceramiche II. Ceramica fine romana nel bacino del Mediterraneo (tardo ellenismo e primo impero) (Roma, 1986), tav. CXXIX n. 6Google Scholar; tav. CXXX n. 8; tav. CXXIX n. 1 p. 394; tav. CXXXI n. 11 p. 397.
48 C. CLOSABI: Oxé, A. e Confort, H., Corpus Vasorum Arretinorum (Bonn, 1968), 149 n. 455Google Scholar.
49 Si segnala, inoltre, un frammento di ceramica sigillata orientale: Atlante delle forme ceramiche I. Ceramica fine romana nel bacino del Mediterraneo (medio e tardo impero) (Roma, 1981), tav. XVII, 4 p. 76Google Scholar.
50 Isings, C., Roman Glass in Limburg (Groningen, 1971), pl. 1, 3 p. 7Google Scholar. Isings, C., Roman Glass from Dated Finds (Groningen, 1957), pl. 1,17 p. 35Google Scholar; forma 5 p. 21; forma 50a p. 63 confrontabile con: Horicht, L.A. Scatozza, I vetri romani di Ercolano (Roma, 1986), 46Google Scholar tav. XV, 85; variante Isings, Roman Glass from Dated Finds (sopra), pl. 2, 82b p. 97; variante Isings, Roman Glass from Dated Finds (sopra), pl. 42, p. 17 confrontabile con analogo proveniente da Settefinestre — Ricci, A. (ed.), Settefinestre. Una villa schiavistica nell'Etruria romana. La villa e i suoi reperti (Modena, 1985), 184, tav. 48,16, p. 184Google Scholar. Hayes, J.W., Roman and Pre-Roman Glass in the Royal Ontario Museum (Toronto, 1975)Google Scholar, serie D, p. 72 n. 242.
51 Atlante I (sopra, n. 49), p. 212 tav. CIV n. 1; p. 23 tav. XIII n. 13; p. 26 tav. XIV n. 4.
52 Ingente appare, infatti, la quantità di contenitori africani del tipo IA e IID legati al trasporto dell'olio e dei prodotti della salazione del pesce: Keay, S.J., Late Roman Amphorae in the Western Mediterranean. A Typology and Economic Study: the Catalan Evidence (British Archaeological Reports International Series 136) (Oxford, 1984) I, 121–4Google Scholar; Carandini, A. e Panella, C., ‘The trading connection of Rome and central Italy in the late second and third centuries: the evidence of the Terme del Nuotatore excavations’, in King, A. e Henig, M. (edd.), The Roman West in the Third Century (British Archaeological Reports International Series 109) (Oxford, 1981), 487–503Google Scholar.
53 Il dato appare attestato dalla presenza tra i materiali edilizi rinvenuti dalla tegola bollata CIL XV 1572: OFFICINE SUMMA REI DOMITIANA con stella a cinque punte nel mezzo, il cui limite cronologico post quern si pone almeno ad età post dioclezianea.
54 Andren, A., Architectural Terracottas from Etrusco-Italic Temples (Londra, 1940), 228–9Google Scholar. I frammenti in argilla beige-rosata raffigurano l'uno una figura alata maschile con panneggio ricadente lungo la gamba sinistra ed amorino in volo sul lato sinistro, l'altro una figura femminile panneggiata a seno scoperto, forse un'amazzone.
55 Tra questi si segnalano quelli pertinenti le forme Lamboglia lb, Ostia 1 f.86, Hayes 1, Lamboglia 23, Lamboglia 2a.
56 Sutherland, C.H.V. e Carson, R.A.G., Roman Imperial Coinage VI (Londra, 1966), 381, 236Google Scholar: mezzo follis con sul recto testa dell'imperatore Massenzio cinta d'alloro e sul verso quattro righe entro corona d'alloro VOT/QQ/MUL/X. Dal sito proviene anche un sesterzio tardo repubblicano: Grueber, H.A., Coins of the Roman Republic in the British Museum III (Londra, 1970), pl. XLIX, 3Google Scholar.
57 CIL XV 1724.
58 Si rinvennero infatti: numerosi cubilia dell'opera reticolata, frammenti di ceramica sigillata italica, materiale edilizio di piena età imperiale; tra i frammenti di ceramica sigillata chiara un frammento di orlo forma Hayes 9a.
59 Il tipo appare rientrare in una tradizione architettonico-figurativa di età ellenistica dell'area di cultura etrusca e trova puntuale confronto con analoghe terrecotte rinvenute a Fratte — Salerno — di fine età ellenistica: Greco, G., ‘Terrecotte architettoniche di etá ellenistica da Fratte (SA)’, in Atti del XVI convegno di studi etruschi e italici, Orbetello 1988 (Firenze, 1992), 231–45Google Scholar.
60 Si segnala, inoltre, il rinvenimento in questo sito di un a tegola con bollo CIL XI 2 1 n. 266; medesimo bollo fu rinvenuto su di una serie di tegole recuperate nell'agro ariminense.
61 Santoro, ‘Poggio Sommavilla. Note sull'insediamento arcaico’ (sopra, n. 25), fig. 8.
62 Ad esempio, vedi le ricerche condotte sull'ager veientanus — Kahane, A., Threipland, L. Murray e Ward-Perkins, J.B., ‘The Ager Veientanus north and east of Veii’, Papers of the British School at Rome 36 (1968), 1–218Google Scholar; e sull'ager cosanus — Dyson, S.L., ‘Settlement patterns in the Ager Cosanus’, Journal of Field Archaeology 5 (1978), 251–68Google Scholar; Regoli, M.G. Celuzza, ‘La Valle d'Oro nel territorio di Cosa’, Dialoghi di Archeologia 4 (1982), 57Google Scholar.
63 Per una sintesi sul processo di ‘romanizzazione’ sul territorio: Migliario, E., Strutture della proprietà agraria in Sabina dall'età imperiale all'alto medioevo (Firenze, 1988), 11–22Google Scholar.
64 Pietrangeli, C., ‘Iscrizioni inedite di ‘Forum Novum’ in Sabina’, Epigraphica 2 (1940), 286–91Google Scholar; Gabba, E., ‘Mercati e fiere nell'Italia romana’, Studi Classici e Orientali 24 (1975), 145, 155–6Google Scholar.
65 Sui limiti del territorio foronovano vedi la sintesi di Filippi, G., Regio IV. Sabina et Samnium. Forum Novum (Vescovio — I.G.M. 144, IV NE) (Supplementa Italica, n.s.) (Roma, 1987), 145–234Google Scholar.
66 Sul tema del collegamento delle ville e delle fasi cronologiche di queste con la morfologia del territorio circostante: Potter, T.W., Roman Italy (Londra, 1987), 170Google Scholar.
67 Un bollo su tegola proveniente dalla località di San Sebastiano trova riscontro con altro analogo rinvenuto nella zona di Orte — Nardi, Le antichità di Orte (sopra, n. 45), 242 n. 72; il bollo M.POMPONI su mattone proveniente dalla localita di Monte Comune appare diffuso oltre che nella zona di Orte ed in quella del territorio di Narni — CIL XI 2 1 n. 188; Nardi, Le antichità di Orte (sopra, n. 45), 345 tav. CCXIII, 1–4, tav. CCXIV, 1; Eroli, G., Miscellanea storica narnese I (Narni, 1858), 579–81Google Scholar — infine, dal sito in località Colle Tondo si è rinvenuto un mattone laterizio bollato delle figline ‘Vocconianae/Bucconianae’ che rimanda alla omonima massa di Bacchignano di notevole estensione, incentrata su di una grande villa senatoria in località Sala ed in posizione di controllo del complesso di vie conducenti al Farfa — per l'ipotesi dell'identificazione del toponimo Bucconiano con il prediale antico di Bacchignano: Migliario, Strutture della proprietà agraria in Sabina (sopra, n. 63), 71; questa posizione appare sostenuta già da Guattani, G.A., Monumenti sabini I (Roma, 1832), 138Google Scholar; per le figline Bucconianae: Steinby, M., ‘La cronologia delle figline doliari urbane dalla fine dell'età repubblicana fino all'inizio del III sec.’, Bullettino della Commissione Archeologica Comunale di Roma 84 (1974–1975), 7–132Google Scholar che le colloca però topograficamente tra Ficulea e Fidene; si segnala, inoltre, dal sito in località Grotta del Diavolo il rinvenimento di un mattone con bollo dell'opus salarese: CIL XV 526.