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Published online by Cambridge University Press: 09 August 2013
The apse mosaic of San Teodoro presents numerous complicated problems. It has been heavily altered over the centuries, and the extent of these alterations has seriously impeded scholarly study. Comparison of the known extant antiquarian drawings, together with important unpublished archival documents, permits the reconstruction of its conservation history. This is considerably more complex than had been thought previously. The identification of at least four extensive, and often clumsy, restoration campaigns produces a new and precise definition of the parts of the original mosaic that survive. These manifest a level of quality scarcely imaginable earlier, and allow new technical and stylistic comparisons to be made in order to verify the commonly accepted chronology. The new documentation yields important information about the apse mosaic itself, and throws light on the history of Roman restoration workshops, mosaic-workers, materials and setting techniques.
Si pubblicano qui i risultati di una ricerca condotta nell'anno accademico 1996–7 per il corso di Teoria e Storia del Restauro delle Opere d'Arte, tenuto dal Prof. Giuseppe Basile, presso la Scuola di Specializzazione in Storia dell'Arte Medioevale e Moderna, Università degli Studi di Roma ‘La Sapienza’. Desidero ringraziare il Prof. Basile per l'interesse dimostrato al mio lavoro e per avermi consentito di accedere ai ponteggi durante il restauro da lui diretto (settembre dicembre 1998). Ringrazio le restauratrici Elisabetta Anselmi, Carla D'Angelo e Valeria Massa per la loro cortesia e disponibilità. Vorrei inoltre ringraziare il Prof. Julian Gardner per aver letto questo contributo, fornendomi utili consigli. II mio ringraziamento va infine al Dipartimento di Storia dell'Arte dell'Università di Warwick per avere finanziato la pubblicazione dei disegni che illustrano questo articolo.
Nell'edizione dei documenti, in appendice, si sono seguiti i seguenti criteri: si sono sciolte tutte le abbreviazioni, i compendi grafici e le sigle di cerimonia; sono state rispettate le iniziali maiuscole delle parole; sono state adottate queste abbreviazioni: ASR = Archivio di Stato di Roma; ASVR = Archivio Storico del Vicariato di Roma; BAV = Biblioteca Apostolica Vaticana.
2 Non vi sono didascalie né tituli esplicativi che consentano di riconoscere i santi effgíati, ma i principi degli apostoli sono facilmente riconoscibili per i loro attributi; mentre, già nel 1643, il santo eponimo veniva indicato da Torrigio nel personaggio all'estrema destra: ‘Dalla parte sinistra rimiramo San Pietro … appresso v'è San Teodoro vestito d'habito lungo, e d'oro con ricami rossi, offerendo la ghirlanda, o diadema o fascia di fiori, e di volto barbato, col circolo intorno al capo’, Torrigio, F.M., Historia del martirio di S. Teodoro soldato seguito nella città d'Amasia (Roma, 1643), 270Google Scholar. La critica è oggi concorde su questa identificazione, soprattutto per la somiglianza iconografica di questo santo con il San Teodoro raffigurato nel catino absidale dei Santi Cosma e Damiano; sull'argomento, e per le più complesse ipotesi di identificazione del personaggio all'estrema sinistra del quadro figurativo, cfr. Matthiae, G., Mosaici medioevali di Roma. SS. Cosma e Damiano e S. Teodoro (Roma, 1948), 69–89Google Scholar, in particolare pp. 78–9.
3 In base a ragioni di carattere prevalentemente storico e iconografico sono state suggerite datazioni oscillanti tra il quarto decennio del VI secolo: Wilpert, J., Die Römischen Mosaiken und Malereien der Kirchlichen Bauten vom IV. bis XIII. Jahrhundert (Friburgo in Brisgovia, 1917), 1074Google Scholar; la seconda metà del VI secolo: Matthiae, SS. Cosma e Damiano e S. Teodoro (sopra, n. 2), 69–89; e l'inizio del VII secolo: Morey, C.R., Lost Mosaics and Frescoes of Rome of the Medieval Period (a Publication of Drawings Contained in the Collection of Cassiano Dal Pozzo, now in the Royal Library, Windsor Castle) (Princeton, 1915), 25–34Google Scholar, in particolare pp. 27–9; Van Marle, R., The Development of the Italian Schools of Painting (L'Aja, 1923), 44CrossRefGoogle Scholar; van Berchem, M. e Clouzot, E., Mosaïques chrétiennes du IV au X siècles (Gand, 1924), 194Google Scholar. Per un quadro della questione cfr. anche M. Andaloro, Aggiornamento scientifico a Matthiae, G., Pittura romana del medioevo, I, secoli IV–X (Roma, 1987), 246 e 262Google Scholar; Ihm, C., Die Programme der Christlichen Apsismalerei von 4. Jahrhundert bis zur Mitte des 8. Jahrunderts (Stoccarda, 1992 2), 140–1Google Scholar.
4 Per una preliminare comunicazione di questo restauro cfr. Basile, G., ‘Mani di fata. Un raffinatissimo esercizio nel mosaico di San Teodoro compromesso da maldestri rifacimenti non rimovibili’, Il Giornale dell'Arte 174 (febbraio 1999), 58Google Scholar.
5 Cavalcaselle, G.B. e Crowe, J.A., Storia della pittura in Italia dal secolo II al secolo XVI, I, Dai primi tempi cristiani fino alla morte di Giotto (Firenze, 1875), 66Google Scholar.
6 De Rossi, G.B., Musaici cristiani e saggi dei pavimenti delle chiese di Roma anteriori al secolo XV (Roma, 1872–1899), 52–4Google Scholar. Per una discussione sull'acquarello di Windsor e l'incisione di Mabillon, nonché per la bibliografia relativa, cfr. sotto.
7 De Rossi, Musaici cristiani (sopra, n. 6). Lo studioso ha desunto la data di questi lavori da un ‘foglio volante’, scritto nel 1716 dal Cecconi.
8 Morey, Lost Mosaics and Frescoes of Rome (sopra, n. 3), 25–34, in particolare p. 34.
9 Matthiae, SS. Cosma e Damiano e S. Teodoro (sopra, n. 2).
10 Matthiae, SS. Cosma e Damiano e S. Teodoro (sopra, n. 2), 72.
11 Tra cui, in particolare, l'affermazione che Martinelli avrebbe assegnato al 1674 un risarcimento della superficie musiva: Matthiae, G., Mosaici medioevali delle chiese di Roma (Roma, 1967), 409–11Google Scholar. Si deve però rilevare che — per quanto non esaustiva e in alcune parti erronea — la storia dei restauri dei mosaici romani pubblicata da Matthiae in calce al suo volume (pp. 395–423) costituisce allo stato attuale degli studi l'unico lavoro organico che sia mai stato tentato in materia.
12 L'esame ravvicinato del mosaico, effettuato durante i recenti lavori di restauro, mi consente di affermare che il grafico di Matthiae è impreciso ed erroneo in vari punti. Anche un confronto con le fotografie pubblicate lo può provare (si veda — ad esempio — la figura di San Pietro e la discussione relativa ai suoi rifacimenti, cfr. sotto).
13 Torrigio, Historia del martirio di S. Teodoro (sopra, n. 2), 274.
14 BAV, Barb. lat. 3221, cc. 441r–452r, in particolare c. 442v.
15 Martinelli, F., Roma ricercata nel suo sito, e nella Scuola di tutti gli Antiquari (Roma, 1644), 52Google Scholar. L'autore si esprime con le stesse parole nella seconda impressione ‘revista corretta e aggiunta’ (Roma, 1650; p. 59) e nell'edizione di Padova dello stesso anno (p. 44). Nessuna differenza anche nella terza impressione (Roma, 1658; p. 160). Nell'edizione del 1677 è ripetuta la medesima espressione (Roma, 1677; p. 68), mentre nell'edizione del 1725 si dice semplicemente che ‘la chiesa di S. Teodoro … è ristorata dal cardinal Francesco Barberino’ (Roma, 1725; p. 88Google Scholar), senza ulteriori precisazioni relative ai mosaici.
16 Panciroli, O., Posterla, F. e Cecconi, G.F., Roma sacra e moderna (Roma, 1725), 476Google Scholar.
17 Venuti, R., Accurata e succinta descrizione topografica di Roma moderna (Roma, 1762), 941–2Google Scholar.
18 La consultazione dell'archivio Barberini nella Biblioteca Apostolica Vaticana conferma i lavori architettonici promossi dal cardinale nella chiesa: Aronberg Lavin menziona una ‘misura e stima saldata dal Cavalier Bernini’, cfr. Lavin, M. Aronberg, Seventeenth-century Barberini Inventories and Documents of Art (New York, 1975), 465Google Scholar, doc. 47; personalmente, ho rinvenuto il mandato di pagamento di 391 scudi e 61 baiocchi per i lavori al tetto in data 2 giugno 1642 (BAV, Archivio Barberini, Computisteria 82, doc. 289); un eventuale restauro di Calandra non appare invece registrato tra quei mandati. Nell'Archivio dell'Accademia di San Luca si conservano numerosi documenti relativi all'artista, ma riguardano il suo operato per conto dell'Accademia, il suo ruolo all'interno di questa istituzione (con la nomina a Principe nel 1642) e alcune notizie biografiche (Roma, Archivio dell'Accademia di San Luca, Libri dei decreti delle Congregazioni, vol. 42a, c. 25v, vol. 43, cc. 20v, 28, 53, 54v, 58; vol. 46a, c. 152v). Per un buon panorama sull'attività di Calandrasi si veda Gonzalez-Palacios, A., ‘Giovanni Battista Calandra. Un mosaicista alla corte dei Barberini’, Ricerche di Storia dell'Arte 1–2 (1976), 211–26Google Scholar.
19 BAV, Barb. lat. 3221, c. 445v.
20 BAV, Barb. lat. 3221, c. 445v.
21 Windsor, Royal Library 8973. Cfr. Waetzoldt, S., Die Kopien des 17. Jahrhunderts nach Mosaiken und Wandmalereien in Rom (Römische Forschungen der Bibliotheca Hertziana 18) (Vienna/Monaco, 1964Google Scholar), numero 1066; Osborne, J. e Claridge, A., Early Christian and Medieval Antiquities, I, Mosaics and Wallpaintings in Roman Churches (The Paper Museum of Cassiano dal Pozzo, series A, 2) (Londra, 1996), numero 150Google Scholar.
22 Mabillon, J., Iter Italicum Litterarium (Paris, 1687), 231Google Scholar.
23 BAV, Vat. lat. 9071, c. 225.4. Sulla valutazione di questo acquerello come copia di quello di Eclissi, cfr. Waetzoldt, Die Kopien des 17. Jahrhunderts (sopra, n. 21), 77.
24 BAV, Vat. lat. 5409, c. 80. Questo disegno fu pubblicato per la prima volta da Waetzoldt, Die Kopien des 17. Jahrhunderts (sopra, n. 21), tav. 559; per la datazione vedi Veganzones, A. Recio, ‘Alfonso Chacon, primer estudioso del mosaico cristiano de Roma y algunos diseños chaconianos poco conocidos’, Rivista di Archeologia Cristiana 50 (1974), 295–329Google Scholar, in particolare pp. 310–13. Il disegno non è opera di Ciacconio in prima persona, ma di uno dei disegnatori che lavoravano per lui. D'ora in poi, per comodità, lo chiameremo però ‘disegno di Ciacconio’.
25 Se si guarda con attenzione il mosaico, si noterà che la parte sinistra (rispetto all'osservatore) del busto di Pietro è visibilmente rifatta (Figg. 5–7). Essa è racchiusa tra brani tecnicamente diversi e sicuramente databili: in alto e in basso, rispettivamente la testa (Fig. 7) e l'avambraccio (Fig. 6) originali, a piccole tessere minute di diverse sfumature; a destra (Fig. 5) un altro intervento, realizzato con tessere rettangolari lucide di inusitate dimensioni, che — come riferirò più avanti — i documenti ci consentono di assegnare al 1779. L'assenza, nell'acquerello del Vaticano, del lembo di manto sulla spalla di Pietro (Fig. 3) potrebbe significare che la parte sinistra del busto del santo fu rifatta in un momento posteriore all'esecuzione di tale acquerello ed anteriore alla realizzazione di quello di Windsor (Fig. 2). Questo significherebbe che il disegno contenuto nel codice del Marini precederebbe cronologicamente, sia pur di poco, quello di Eclissi. Ma l'assenza di questo dettaglio potrebbe anche essere una semplice trascuratezza dell'autore dell'acquerello del Vaticano.
26 BAV, Barb. lat. 3221, c. 445v.
27 BAV, Barb. lat. 3221, c. 442v e c. 443v.
28 BAV, Barb. lat. 3221, c. 445v.
29 Per un panorama generale sull'argomento cfr. Matthiae, Mosaici medioevali delle chiese di Roma (sopra, n. 11), 397–423.
30 Torrigio, Historia del martirio di S. Teodoro (sopra, n. 2), 274.
31 Osborne e Claridge, Early Christian and Medieval Antiquities (sopra, n. 21), 323–4.
32 Per l'assenza di questi dettagli nel disegno contenuto nel codice del Marini, cfr. sopra, n. 25.
33 Torrigio, Historia del martirio di S. Teodoro (sopra, n. 2), 270: ‘Vicino à S. Paolo mirasi una figura di persona santa, in veste di sotto Candida, e succinta, e di sopra è un vestimento lavorato di croci, globi e gigli’.
34 BAV, Barb. lat. 3221, c. 445v: ‘… reliquumque vetusti Musivi duplici veste, colore nitet. / Alba toga interna, aurato circumdata limbo, / succingens venes, lambit utrumque genu / concolor externa huic, ex dorso pendula, Rubris / Orbiculis mistis, cum crucibusque, Manus / Sertigeras ambas involuit; Nigra cadensque ex collo fuscus Lilia Pannus habet /’.
35 Cfr. sopra, n. 34.
36 L'iconografia di questa corona non trova confronti nelle raffigurazioni altomedievali; paralleli si possono istituire invece con opere tardomedievali, come la corona sovrapposta allo stemma marmoreo del Comune di Roma, conservato nel Palazzo Senatorio, e soprattutto, con raffigurazioni quattro-cinquecentesche: si veda — a titolo di esempio — la figura di Santa Giustina nella tempera raffigurante la Madonna con il Bambino e Santi di Antoniazzo romano conservata nella Pinacoteca di San Paolo fuori le mura a Roma.
37 Urban, G., ‘Die Kirchenbaukunst des Quattrocento in Rom’, Römisches Jahrbuch für Kunstgeschichte 9–10 (1961–1962), 73–288Google Scholar, in particolare pp. 203–12; Krautheimer, R., Corbett, S. e Frankl, W., Corpus Basilicarum Christianarum Romae IV (Città del Vaticano, 1970), 279–88Google Scholar; Recio Veganzones, ‘Alfonso Chacon’ (sopra, n. 24), 312.
38 Il fatto che il Vannini non ne parli non può essere considerato un argomento contro tale ipotesi, in quanto questo erudito era particolarmente interessato all'iconografia del mosaico, e in special modo alla figura sulla sinistra della composizione e all'immagine di San Teodoro, per cui non ha dedicato particolare attenzione alla descrizione del volto del Salvatore.
39 ASVR, Archivio della Confraternita del SS. Cuore di Gesù in S. Teodoro, tomo 116: appendice, docc. 1–5.
40 Ghersi, L. Finocchi, ‘Particolarità di un ‘restauro’ tardobarocco: il caso di S. Teodoro al Palatino’, Architettura. Storia e Documenti 1–2 (1988), 108–20Google Scholar.
41 Appendice, doc. 1.
42 Appendice, doc. 5.
43 Appendice, docc. 2–4.
44 Appendice, doc. 4. Su Domenico Cerasol i cfr. Branchetti, M.G., s.v. ‘Cerasoli Domenico’, in Dizionario biografico degli Italiani XXIII (Roma, 1979), 657–8Google Scholar, con bibliografia; M.G. Branchetti, ‘Indice biografico dei mosaicisti attivi in Roma dal 1727, data della costituzione ufficiale dello Studio Vaticano del Mosaico, al 1870 circa’, in D. Petochi (a cura di), I mosaici minuti romani dei secoli XVIII e XIX (Roma, 1981), 43–75Google Scholar, in particolare p. 51. Si not i che non si conoscevano notizie della vita di Domenico Cerasoli per il periodo compreso tra il 1761 e il 15 giugno 1779: cfr. Branchetti, s.v. ‘Cerasol i Domenico’, 658; pertanto i documenti relativi ai lavori in San Teodoro sono anche un contributo alla ricostruzione dell'attività di questo mosaicista.
45 Appendice, doc. 3
46 Appendice, doc. 3. Tale notizia può interpretarsi tanto nel senso di un'asportazione di precedenti risarcimenti, quanto nel senso di una rimozione delle parti originarie maggiormente rovinate.
47 Appendice, doc. 3.
48 Su tale restauro si veda Conti, A., Storia del restauro e della conservazione delle opere d'arte (Milano, 1988), 303Google Scholar.
49 Appendice, doc. 3.
50 Appendice, doc. 4.
51 Appendice, doc. 3.
52 Appendice, docc. 2–3: tale cifra, ottenuta sommando le singole aree restaurate, è chiaramente indicativa, dato che la superficie di una lacuna ha di norma forma irregolare, per cui non può essere precisamente espressa tramite misure di lunghezza e larghezza, come se si trattasse di aree rettangolari.
53 Appendice, doc. 4.
54 Appendice, doc. 2.
55 Appendice, doc. 4.
56 Appendice, doc. 2.
57 Più precisamente: circa 0,5919 mq di superficie l'abito di Paolo e un po' meno di circa 0,2748 mq la figura di Pietro (della quale, oltre la veste, vennero sicuramente restaurate altre parti: cfr. sotto).
58 Del quale non mi è stato possibile trovare il significato.
59 Matthiae, SS. Cosma e Damiano e S. Teodoro (sopra, n. 2), 76–7.
60 Appendice, doc. 2.
61 ASR, Camerlengato, titolo IV, parte II, busta 165, fascicolo 391: appendice docc. 6–10.
62 Matthiae, Mosaici medioevali delle chiese di Roma (sopra, n. 11), 397–423. Tale campagna si estese in realtà ben oltre la data fissata da Matthiae, almeno fino alla morte di Agricola nel 1857. Inoltre, seppure con minore intensitä — essendo ormai gia stati restaurati i complessi musivi più importanti — gli interventi proseguirono negli anni successivi, per cui è improprio parlare di una campagna Camuccini–Agricola, almeno nei termini proposti da Matthiae e accettati dalla critica successiva. Sull'argomento, e per una revisione della storia del restauro del mosaico nel XIX secolo, ho in preparazione un articolo.
63 Appendice, doc. 6.
64 Appendice, doc. 6 (verso). Su Vincenzo Camuccini, personaggio di primo piano per la storia del restauro del mosaico dell'epoca, per il suo ruolo nell'ambito delle istituzioni di tutela, nonché per il suo incarico di Direttore dello Studio Vaticano del Mosaico, cfr. Bovero, A., s.v. ‘Camuccini Vincenzo’, in Dizionario biografico degli Italiani XVII (Roma, 1974), 627–30Google Scholar.
65 Appendice, doc. 7.
66 Appendice, doc. 7.
67 Matthiae, Mosaici medioevali delle chiese di Roma (sopra, n. 11), 399. Anche nel caso di San Teodoro l'intervento fu probabilmente compiuto da un mosaicista della Scuola Vaticana, sotto la direzione di Camuccini, appendice, doc. 8: ‘il Signor Cavaliere Camuccini, che aveva già fatto esaminare il lavoro da suoi musaicisti’.
68 Matthiae, Mosaici medioevali delle chiese di Roma (sopra, n. 11), 399.
69 Appendice, doc. 7.
70 Matthiae, Mosaici medioevali delle chiese di Roma (sopra, n. 11), 399 e 404: caratteristico di quest lavori è l'uso di tessere lucide e vetrose di colorazione intensa e la loro messa in opera regolare con stucco grigiastro.
71 Appendice, doc. 7.
72 Nella sua storia dei restauri dei mosaici romani, Matthiae, Mosaici medioevali delle chiese di Roma (sopra, n. 11), 397–493, non cita mai l'impiego di questo tipo di supporto; esso è però attestato nell'intervento del 1842 sul mosaico di Sant'Agnese fuori le mura, cfr. Filippi, G. Delfini, ‘Per la storia del restauro musivo nel secolo XIX: l'esempio di Sant'Agnese fuori le Mura’, Storia dell'Arte 65 (1989), 86–94Google Scholar, a cui si rimanda anche per un breve resoconto sulle origini e diffusione dello stucco ad olio e per la bibliografia relativa. Per delle dettagliate informazioni tecniche, si rinvia a Istituto Centrale del Restauro (a cura di), Tecniche di esecuzione e materiali costitutivi. Corso sulla manutenzione di dipinti murali, mosaici, stucchi. Dimos, parte I, modulo I (Roma, 1978), 54Google Scholar. Per l'uso di questo materiale in restauri ancora inediti, cfr. n. 62 del presente articolo.
73 Appendice, docc. 7–8.
74 Delfini Filippi, ‘Per la storia del restauro musivo nel secolo XIX’ (sopra, n. 72), 92, n. 21.
75 Si veda sopra, n. 62; è interessante notare che tale sistema era adoperato non solo per mosaici parietali, ma anche per cibori e candelabri pasquali.
76 Appendice, doc. 8.
77 Sulle condizioni di vita dei mosaicisti, cfr. M.G. Branchetti, ‘Ambiente storico e sociale dei mosaicisti romani del 700 e dell'800 dallo Studio Vaticano del Mosaico alla libera attività’, in Petochi (a cura di), I mosaici minuti romani dei secoli XVIII e XIX (sopra, n. 44), 15–42. Risale al 1822 la proposta presentata da Camuccini al Governo pontificio di impiegare numerosi mosaicisti dello Studio Vaticano nel restauro di ‘musaici d'antica maniera’, per evitare che rimanessero ‘con gravissimo danno delle loro povere Famiglie, senza mezzi affatto di sussistenza’: cfr. Delfini Filippi, ‘Per la storia del restauro musivo nel secolo XIX’ (sopra, n. 72), 88, n. 3.
78 Appendice, doc. 7.
79 Cavalcaselle, G.B., ‘Sulla conservazione dei monumenti e degli oggetti d'arte e sulla riforma dell'insegnamento accademico’, Rivista dei Comuni Italiani 4–5 (1863) (Firenze, 1870 2Google Scholar; Roma, 18753). Nel 1880 Cavalcaselle compilò anche le norme per il restauro di mosaici antichi, che non furono però redatte in forma di circolare e quindi non ebbero mai un vero e proprio valore normativo; sull'argomento cfr. V. Curzi, ‘Giovan Battista Cavalcaselle funzionario dell'amministrazione delle Belle Arti e la questione del restauro’, Bollettino d'Arte, serie VI (aprile–settembre 1996), 189–98.
80 Appendice, doc. 10.
81 Appendice, doc. 8.
82 Appendice, doc. 8.
83 Appendice, doc. 10.
84 Appendice, doc. 11.
85 Cfr. Basile, ‘Mani di fata’ (sopra, n. 4) e, inoltre, la lettera di ringraziamento inviata al Ministero dal rettore della Confraternita dei Sacconi, Aldobrandiis, in data l febbraio 1929: Soprintendenza ai Beni Ambientali e Architettonici del Lazio, Archivio storico, busta 150.
86 Soprintendenza ai Beni Ambientalie Architettonici del Lazio, Archivio storico, busta 150, a cui si rinvia per ulteriori dettagli tecnici sull'operazione.
87 Su tale concezione, cfr. Kitzinger, E., Byzantine Art in the Period between Justinian and Iconoclasm (Berichte zum XI. Internationalen Byzantinisten-Kongress IV, 1) (Monaco, 1958), 1–50Google Scholar. Per le problematiche iconografiche cfr. Ihm, Die Programme der Christlichen Apsismalerei (sopra, n. 3), 24–6, 140–1; Spieser, J.M., ‘The representation of Christ in the apses of early Christian churches’, Gesta 37 (1998), 63–73Google Scholar, in particolare pp. 63–4.
88 Anche il mosaico di San Lorenzo, come quello di San Teodoro, è stato sottoposto a numerosi ed invadenti restauri nel corso dei secoli, ma la critica e pressoché Concorde nel sostenere che i volti di questi due santi sono stati risparmiati, cfr. Bovini, G., ‘Il mosaico dell'arco trionfale di S. Lorenzo fuori le mura’, Corsi di Cultura sull'Arte Ravennate e Bizantina 18 (1971), 127–40Google Scholar, in particolare pp. 132–4 e bibliografia. Il confronto è possibile solo con queste due figure, perché, come è noto, esse si differenziano profondamente dalle altre emgiate sul medesimo arcone; tali differenze sono state spiegate da alcuni come il frutto di interpolazioni successive: Baldass, N., ‘The mosaic of the triumphal arch of San Lorenzo fuori le mura’, Gazette des Beaux Arts 49 (1957), 1–18Google Scholar; da altri come l'opera contemporanea di diversi maestri, appartenenti a distinti ambienti culturali e figurativi: Matthiae, G., ‘Tradizione e reazione nei mosaici romani dei secc. VI–VII’, Proporzioni 3 (1950), 10–15Google Scholar; Andaloro, Aggiornamento scientifico a Matthiae, Pittura romana del medioevo (sopra, n. 3), 246.