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Una nuova iscrizione è stata scoperta sul retro di una delle lapidi di Swansea, pubblicate nel 1971. A prima vista l'epigrafe sembra originale, un'epitaffio tipico dell'epoca imperiale e dei ceti libertini, ma è strano che il testo sia sfuggito all'attenzione dei compilatori del settecento. Può darsi che sia stato inciso da un falsario in modo da raddoppiare il valore di una lapide originale. Si suggerisce che l'omissione del nomen nell'iscrizione di P. Apollinaris sia dovuta al desiderio della famiglia di nascondere una nascita in contubernio.
1 PBSR xxxix (1971), 47–51, pls. X, XIGoogle Scholar.
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6 On the forgers and dealers of the 18th century see Billanovich, M. P., ‘Falsi epigrafici’, Italia medioevale e umanistica x (1967), 25–110Google Scholar; Mennella, G., ‘Un apografo di incrizioni latine e greche dalla bottega di Bartolomeo Cavaceppi (1756)’, Italia medioevale e umanistica xix (1976), 389–412Google Scholar.
7 Billanovich, art. cit., 31.
8 For examples (in Imperial freedman families) of children with their mother's rather than their father's nomen see Weaver, P. R. C., Familia Caesaris (1972), 150–3CrossRefGoogle Scholar, and for examples of omitted nomina Weaver, 143; cf. Thylander, C., Étude sur l'épigrafie latine (1952), 84, 98 f.Google Scholar (normally the praenomen is also omitted, but in CIL xiv, 1078Google Scholar, as in our inscription, it is retained).