Published online by Cambridge University Press: 23 February 2016
This article focuses on the experience of a group of traceurs (people practising parkour) in the urban context of Genoa. It describes a public area of the town – the ‘spot' most frequently used for training – from the specific point of view of the traceurs. Genoa is made up of different and relatively autonomous public spaces with specific and cultural characters, but parkour originates from the attempt to disrupt and reconfigure the city's institutional framework. Genoese traceurs share some of their orientation with other parkour groups in Europe and North America: they are attempting to define new ways of moving and new meanings for urban spaces and to expand the standard definition of a citizen. However, in the urban environment of Genoa, traceurs have to face diverse forms of opposition to their attempts to define their own pathways through the everyday flow of people, and in the disciplinary gaze of other citizens.
L'articolo si concentra sull'esperienza di un gruppo praticanti del parkour e del free running (i traceur) nell'area urbana Genovese. In particolare il testo descrive le modalità di utilizzo di uno spazio pubblico della città – i Giardini Govi, lo spot più frequentemente utilizzato per gli allenamenti – considerando lo specifico punto di vista dei traceur. La contestualizzazione genovese rende particolarmente interessante l'analisi delle visioni e delle motivazioni dei traceur perché se, da un lato, Genova appare come il ‘risultato’ della composizione di diversi e relativamente autonomi spazi pubblici, allo stesso tempo il parkour nasce proprio come pratica attraverso la quale sovvertire il framework ‘ufficiale’ delle città. In termini valoriali, i traceur genovesi appaiono allineati agli orientamenti espressi da altre crew di praticanti europei e nordamericani: nelle loro narrazioni ricorre la volontà di sperimentare nuovi modi di muoversi e nuovi significati da attribuire agli spazi urbani, superando le visioni standardizzate dei ‘cittadini comuni’. Tuttavia, nel contesto genovese i traceur incontrano diverse resistenze, sia in termini di effettive possibilità di definizione di traiettorie alternative rispetto ai flussi di movimento ordinari, sia in termini di sguardo disciplinante dell' ‘uomo della strada’.