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Published online by Cambridge University Press: 05 April 2022
In Il serpente, Luigi Malerba's first novel, the writer moves from the objectifying perspective, working-class protagonists, and themes of neorealism to a subjective realism that sets aside the direct dialogue of his first book (La scoperta dell'alfabeto, a collection of brief narratives) in favor of the exterior monologue. The narrating voice of Il serpente feels compelled to relive the guilt, shame, and humiliation of his youth. He prevaricates habitually because he is anxious as to how he appears, primarily to himself: he is caught between the need to express himself and the fear of being punished for having done so. The changes in narrative strategy, along with the psychological plausibility of the narrative and Malerba's analysis of Italy's ‘grey zone’, populated by those who did not actively participate in the civil war following the fall of Fascism, make Il serpente worthy of our close attention.
Nel suo primo romanzo, Il serpente, Luigi Malerba si distanzia dalla prospettiva oggettivante, dai protagonisti lavoratori e dagli argomenti del neorealismo per approdare ad un realismo soggettivo che accantona i dialoghi diretti caratteristici del suo primo libro (La scoperta dell'alfabeto, una raccolta di narrative brevi) a favore del monologo esteriore. Insorge nella voce narrante de Il serpente l'impulso a ripetere le colpe, vergogne ed umiliazioni della sua infanzia e gioventù. Ansioso di come appare, principalmente a sé stesso, mente abitualmente: si trova, infatti, stretto fra l'esigenza di esprimersi e la paura di essere punito per essersi espresso. Il serpente — se pensiamo alle modifiche qui apportate da Malerba alla propria strategia narrativa, nonché alla plausibilità psicologica della narrazione e allo scandagliamento della ‘zona grigia’ popolata da chi non partecipò nella guerra civile scatenata dal crollo del Fascismo — merita una nostra ulteriore e attenta lettura.