Published online by Cambridge University Press: 11 October 2018
Irish drama underwent an extraordinary rediscovery in Italy during the Second World War, primarily because of its political convenience (Ireland was a neutral nation) but also because of its aesthetic significance. Through an analysis of the role of key mediators I employ Irish literature as a lens to investigate a crucial moment of renewal within both Italian politics and theatre, emphasising strands of continuity between Fascist and post-Fascist practices. First, I show how a wartime ban on English and American plays prompted an interest in Irish drama and the fluid status of the Irish canon enabled authors of Irish origin (e.g. Eugene O’Neill), to be affiliated with Irish literature. I then move on to considering how this very fluidity facilitated the daring rebranding of Irish theatre as anti-fascist in Paolo Grassi’s ‘Collezione Teatro’, a key step in his position-taking at the centre of Italy’s theatrical field. Ireland was a substitute for England and appeared on Italian (political and literary) maps mainly thanks to its anti-English function. However, despite the politically inflected motivation of the various, often contrasting uses of the category ‘Irish drama’ in wartime Italy, this was the first time Irish literature had been widely acknowledged as a specific tradition within the Anglosphere in Italy.
In Italia, durante la seconda guerra mondiale, ragioni politiche, ma anche motivazioni estetiche, portarono a una straordinaria riscoperta del teatro irlandese. Esaminando il ruolo di alcuni mediatori chiave come Anton Giulio Bragaglia, Lucio Ridenti e Paolo Grassi, la letteratura irlandese viene qui impiegata per analizzare un momento fondamentale di rinnovamento, tanto della politica quanto del teatro italiani, in modo da sottolineare alcune continuità tra le pratiche fasciste e quelle post-fasciste. In primo luogo, si mostra come la censura di guerra a danno dei drammi inglesi e statunitensi abbia favorito l’interesse per il teatro irlandese e come la fluidità di tale canone abbia facilitato l’affiliazione di autori di origine irlandese (ad esempio Eugene O’Neill) a quella tradizione letteraria. In seconda battuta, si prende in considerazione l’importanza di questa stessa fluidità nel tentativo di Paolo Grassi di etichettare come anti-fascista il teatro irlandese presente nella ‘Collezione Teatro’ (Rosa e Ballo editori), un passaggio chiave nella sua presa di posizione al centro del campo teatrale italiano. L’Irlanda faceva così la sua comparsa, sulle mappe (politiche e letterarie) italiane in particolare grazie alla sua funzione anti-inglese. Tuttavia, nonostante le motivazioni politiche alla base dei vari, e spesso contrastanti, impieghi della categoria “teatro irlandese” nell’Italia della seconda guerra mondiale, la specificità della letteratura irlandese all’interno dell’anglosfera non era mai stata riconosciuta in maniera tanto diffusa in Italia.