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Published online by Cambridge University Press: 29 May 2018
Political and criminal violence are an integral part of recent Italian history. Killings and mass murders have moulded everyday life and the collective memory of the Italian people, changing the shape of public life. Veneration of the dead has taken on a symbolic function and become part of a new ‘civil religion’, which has redefined Italy’s national identity. Scholars are currently examining the role of mafia victims in this phenomenon, concentrating in particular on the bombings that took place in 1992. Following the crisis that marked the end of the First Republic, symbolic ties to figures like Giovanni Falcone and Paolo Borsellino became an essential aspect of redefining democratic mobilisation. Nevertheless, when examined from a long-term perspective, the relationship between the Italian population and the celebration of mafia victims is more complex than it may at first appear. This article aims to analyse the contradictions inherent in the issue, focusing on the funerals of mafia victims in order to examine the relationships between political and institutional bodies, the Italian population as a whole, and the local community, in the celebration of the dead. Through this analysis, it seeks to consider both the achievements and failures in the construction of this new ‘civil religion’ in a contemporary society.
La violenza politica e sociale rappresenta una parte integrante della recente storia italiana. Omicidi e stragi hanno avuto un impatto profondo sulla vita quotidiana e sulla memoria collettiva del popolo italiano, cambiando le forme di partecipazione alla vita pubblica. Il culto dei morti è diventato una manifestazione simbolica e una parte integrante di una nuova ‘religione civile’ che sta ridefinendo l’identità nazionale.
Sotto questa prospettiva, le ricerche hanno messo in evidenza il ruolo delle vittime di mafia, con particolare riferimento alle stragi del 1992. Di fronte alla crisi della ‘prima’ repubblica, il legame simbolico con figure come quelle di Giovanni Falcone o Paolo Borsellino è diventato essenziale nel ridefinire le forme della mobilitazione democratica e civile.
Nonostante ciò, la relazione tra comunità nazionale e celebrazione delle vittime di mafia è più complessa di quanto potrebbe apparire, se esaminata in una prospettiva di lungo periodo. Questo articolo si propone di analizzare tali contraddizioni, ponendo l’attenzione sui funerali delle vittime di mafia, con lo scopo di esaminare le mediazioni tra esponenti politici e istituzionali, comunità nazionale e locale nella celebrazione dei morti. Attraverso questa analisi si vogliono trarre delle conclusioni relative ai successi e ai fallimenti nella costruzione di questa nuova ‘religione civile’.