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VOTO DI PREFERENZA E COMPETIZIONE INTRA-PARTITICA NELLE ELEZIONI EUROPEE. PROSPETTIVE PER UNA ARMONIZZAZIONE DELLA LEGGE ELETTORALE

Published online by Cambridge University Press:  14 June 2016

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Introduzione

Per la prima volta nel 1989 le elezioni europee potrebbero essere regolate da un'unica legge elettorale, valida per tutti gli stati membri∗. In precedenza, nel 1979 e nel 1984, le elezioni si svolsero in base a norme elettorali nazionali, in genere molto simili a quelle utilizzate in ciascun paese per le elezioni parlamentari nazionali, anche se dei tentativi di uniformare le procedure furono compiuti anche nel corso della prima legislatura.

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Ricerche
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References

1 Steed, Michael, Research into the Procedure for Electing the European Parliament, in Reif, K. (a cura di), European Elections 1979/1981 and 1984, Berlin, Quorum Verlaag, 1984.Google Scholar

2 Vedi Katz, Richard S., Preference Voting in Italy: Votes of Opinion, Belonging and Exchange, in «Comparative Political Studies», luglio 1985, pp. 229249; e Luciano Bardi, Il voto di preferenza in Italia e la legge elettorale europea, in «Rivista Italiana di Scienza Politica», XV (1985), pp. 292-313.Google Scholar

3 Si potrebbe obbiettare che i meccanismi preferenziali adottati in Irlanda potrebbero alterare la proporzionalità della distribuzione dei seggi. Nel 1984 i due partiti maggiori, il Fianna Fail ed il Fine Gael, ottennero in totale il 93,3% (14 su 15) dei seggi pur non accumulando più del 71,1% dei voti. In genere tuttavia, la distribuzione dei seggi ai partiti è indipendente dai conteggi individuali. Per esempio, in Italia, il paese più vicino all'Irlanda rispetto alla forza combinata dei due maggiori partiti, la discrepanza tra la forza elettorale dei due partiti (66,3% in totale) e la loro rappresentanza euro-parlamentare (65,4% dei seggi, 53 su 81) è quasi nulla.Google Scholar

4 Per dettagli sulle leggi elettorali dei sei paesi vedi Hand, Geoffrey, Georgel, Jacques e Sasse, Christoph (eds.), European Electoral Systems Handbook, London, Butterworths, 1979. È tuttavia opportuno fare almeno una precisazione relativamente alla differenza di efficacia del voto di preferenza propriamente detto nei quattro paesi in cui viene utilizzato. Il voto di preferenza determina l'identità dei candidati eletti in Italia ed in Danimarca. Infatti, in ambedue i paesi i voti di lista servono solo a determinare il numero dei seggi ottenuti dalle varie liste, i quali vengono poi attribuiti esclusivamente in base al numero dei voti di preferenza ottenuti personalmente dai singoli candidati. In Belgio e nei Paesi Bassi i voti vengono invece direttamente o indirettamente attribuiti al capolista, il quale ottiene così un numero di preferenze assai elevato. Se esso è superiore ad un quoziente elettorale, il «surplus» di preferenze viene passato al secondo candidato sulla lista ed eventualmente a quelli successivi, fino a che non vengono assegnati tutti i seggi. Un candidato con una posizione di lista molto bassa viene quindi eletto solo se ottiene personalmente un numero di preferenze superiore a quello ottenuto sommando i voti ottenuti personalmente dai candidati meglio piazzati sulla lista ed il «surplus» passato a ciascuno di essi dal capolista.Google Scholar

5 In Lussemburgo, le elezioni europee sono considerate dai politici più in vista «come opportunità uniche per ‘saggiare’ la loro popolarità su scala nazionale». Hirsch, M., Luxembourg, in «Electoral Studies», III (1984), pp. 1627.Google Scholar

6 Bardi, Vedi, op. cit., pp. 301302.Google Scholar

7 Vedi Jules-Gèrard Libois, e Xavier Mabille, Malou Jalin, Elections Europèennes en Belgique: gèographie des votes de prèfèrence, in «Courier Hebdomedaire du CRISP», 9 novembre 1984, pp. 1627.Google Scholar

8 Koole, Ruud, Preference Voting in the Netherlands in the 1984 European Election, dattiloscritto presentato al Simposio sulle elezioni europee organizzato dallo EES, Nemustadt, 9-12 novembre 1984. p. 5.Google Scholar

9 Questi dati vanno presi con grande cautela poiché il numero dei votanti varia considerevolmente da provincia a provincia (in Vallonia, per esempio, dai 130.000 di Luxembourg ai 620.000 di Hainaut) ed è inevitabile che molti candidati ricevano una concentrazione di voti in una sola, grande, provincia. Tuttavia anche la provincia più grande non ha più di un terzo del totale dei votanti ed il fatto che così tanti candidati ricevano più della metà delle preferenze in una sola provincia è certamente significativo. Che poi un numero relativamente alto di essi riceva un altissima percentuale di preferenze in una sola provincia (alcuni anche nella più piccola), è indubbiamente rimarchevole.Google Scholar

10 Collins, Neil, Ireland, in «Electoral Studies», III (1984), p. 292.Google Scholar

11 Bardi, Vedi, op. cit., tab. 1.Google Scholar

12 Moltissime preferenze per le due liste unite andarono ai candidati di rango più elevato di ciascun singolo partito. Koole, op. cit., p. 7.Google Scholar

13 Bardi, , op. cit., p. 305.Google Scholar

14 Katz, Vedi, op. cit. Google Scholar

15 La effettiva esistenza di questa motivazione è confermata da interviste con vari parlamentari europei. Bardi, op. cit., p. 302.Google Scholar

16 Collins, , op. cit. p. 290.Google Scholar

17 L'efficacia, del voto di preferenza in Danimarca varia ed è determinata dal tipo di lista elettorale scelto dai singoli partiti (Hand et al., op. cit., p. 37 et passim). Alle europee del 1984 quasi tutti i partiti utilizzarono delle liste a preferenza efficace.Google Scholar

18 Koole, , op. cit., p. 4.Google Scholar