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RIFORME CONTRO I PARTITI? UN COMMENTO
Published online by Cambridge University Press: 14 June 2016
Introduzione
Il testo di Sartori serve bene, mi sembra, agli scopi che l'autore si è prefìsso. Offre sia agli studiosi che ai “pratici”, coloro che si affannano intorno al problema delle riforme istituzionali in Italia, una guida orientativa solidamente costruita e, inoltre, contrasta efficacemente il fiume di parole in libertà, le tante affermazioni infondate su questi temi, che affiggono tradizionalmente il dibattito italiano. Non potendo toccare, in questo breve commento a margine, tutti gli argomenti trattati da Sartori mi concentrerò su pochi aspetti: affronterò, in primo luogo, il problema degli obiettivi della eventuale riforma (che cosa ci si propone?); tratterò, in secondo luogo, il tema della riforma elettorale che, come dice Sartori, è comunque prioritario rispetto al resto; da ultimo, illustrerò il mio punto di dissenso — unico, in realtà, ma forse piuttosto importante per le conseguenze pratiche che porta con sé — dall'impostazione di Sartori.
- Type
- Il Dibaltlto Sulle Riforme Istituzionali
- Information
- Italian Political Science Review / Rivista Italiana di Scienza Politica , Volume 21 , Issue 3 , December 1991 , pp. 409 - 418
- Copyright
- Copyright © Società Italiana di Scienza Politica
References
1 Sartori ha ragione: c'è partitocrazia e partitocrazia; la partitocrazia di tipo britannico che si limita a imporre disciplina e coesione ai gruppi parlamentari può esser benefica e, in ogni caso, fuori dagli Stati Uniti, è necessaria.Google Scholar
2 Non penso solo agli aspiranti riformatori di oggi. Penso anche, ad esempio, alle tesi di Giuseppe Maranini.Google Scholar
3 Non dovrebbero essere del tutto sottovalutati, penso, i possibili vantaggi di un sistema uninominale «corretto» come quello che entrerebbe in vigore per il Senato nel caso di vittoria dell'iniziativa referendaria attualmente in corso. In quell'ipotesi tre quarti dei seggi verrebbero assegnati tramite il meccanismo uninominale e un quarto tramite proporzionale. Si tratterebbe di un sistema «misto» autentico, non fittizio come è invece quello tedesco. La forte correzione (perché di una forte correzione si tratta) potrebbe attenuare, e anche di molto, gli svantaggi dell'uninominale secca: l'eccesso di manipolazione delle preferenze degli elettori e i rischi, che molti ipotizzano nel caso dell'adozione dell'uninominale, di frantumazione del sistema partitico.Google Scholar
4 Ho scelto di non trattare gli altri aspetti della riforma, quelli costituzionali. Mi limito solo a dire, a questo riguardo, che se l'obiettivo è quello di spingere «in direzione» Westminster il sistema politico italiano ciò può essere ottenuto sia mantenendo l'assetto parlamentare (trasformandolo da parlamentare puro in semi-parlamentare) sia optando per il semi-presidenzialismo alla francese. E poiché il semi-parlamentarismo funziona al meglio, come osserva Sartori, soprattutto in presenza di partiti predominanti — condizione non facile da ottenere con riforme istituzionali — un assetto tipo Quinta Repubblica potrebbe servire ugualmente, o anche meglio, allo scopo. Dalla stessa analisi di Sartori, mi pare, non emergono particolari contro-indicazioni rispetto alla ricetta semi-presidenziale.Google Scholar
5 Le «regole organizzative» che strutturano il campo della competizione interna sono in parte specifiche di ciascun partito (dipendono dalla sua particolare storia, dalla sua cultura politica, ecc.) e in parte dipendono delle caratteristiche istituzionali del sistema politico. Il tipo di sistema elettorale in vigore è certamente uno dei fattori più importanti fra quelli che influenzano le modalità della competizione all'interno dei partiti.Google Scholar
6 La competizione si svolge sia fra i diversi gruppi che all'interno di ciascun gruppo. C'è, ad esempio, la competizione fra correnti e c'è la competizione fra gli individui per emergere, o per difendersi dagli sfidanti, all'interno della stessa corrente.Google Scholar