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REQUISITI PER LA STABILITÀ DELLE COALIZIONI

Published online by Cambridge University Press:  14 June 2016

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Introduzione

Negli ultimi cinquanta anni, almeno una mezza dozzina di sistemi politici europei sono stati contemporaneamente retti da governi di coalizione. Ciononostante, la riflessione politologica sulle cause che ne determinano la stabilità e la dissoluzione è ancor oggi assai embrionale e frammentaria. Nella letteratura sull'argomento, per lo piú costituita da studi monografici e descrittivi sulla Terza e sulla Quarta Repubblica e sulla Germania di Weimar, la relativa stabilità di certe coalizioni è generalmente attribuita alla abilità degli attori nel sottrarsi alle decisioni controverse. Nessuno dei tentativi di sistemazione teorica finora compiuti in chiave comparata si è rivelato soddisfacente, cosicché, mentre alcuni continuano a parlare di «intrinseca instabilità» dei governi di coalizione, per altri questi non sono meno stabili dei monocolore e, in alcuni casi, «figurano fra i piú stabili governi democratici del mondo».

Type
Saggi
Copyright
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References

1. Sull'argomento non esistono a tutt'oggi che tre brevi articoli. Vedi Schwarz, J. E., Maintaining Coalitions, An Analysis of the ECC with Supporting Evidence from the Austrian Grand Coalition and the CDU/CSU , e Groennings, S., Notes toward Theories of Coalition Behavior: Formation and Maintenance , in Groennings, S., Kelley, E. W., Leiserson, M., The Study of Coalition Behavior, New York, Holt, Rinehart and Winston, 1970, rispettivamente pp. 235–249 e pp. 445–465; Dodd, L. C., Party Coalitions in Multiparty Parliaments, in «American Political Science Review», LXVIII (1974), pp. 10931117.Google Scholar

2. Questo giudizio impressionistico è particolarmente diffuso nella letteratura sulla Quarta Repubblica. Vedi Leites, N., On the Game of Politics in France, Stanford, Stanford University Press, 1959, pp. 35–75 e Nordlinger, E. A., Democratic Stability and Instability: the French Case, in «World Politics», XVIII (1965), pp. 127157.Google Scholar

3. Lijphart, A., Typologies of Democratic Systems , in «Comparative Political Studies», I (1968), p. 14. Oltre a Lijphart, in questo secondo gruppo rientrano: Lipson, L., The Democratic Civilization, New York, Oxford University Press, 1964, p. 352 e Daalder, H., Governi e sistemi di partito in 10 piccole democrazie europee, in «Rivista Italiana di Scienza Politica», II (1971), pp. 271–296. Il primo gruppo comprende: Neumann, S., Toward a Comparative Study of Political Parties , in Neumann, S., (ed.), Modern Political Parties, Chicago, Chicago University Press, 1956, pp. 402–403; Duverger, M., Les partis politiques, Paris, Colin, 1951, trad. it. I partiti politici, Milano, Comunità, 1961, pp. 408–410; Riker, H. W., The Theory of Political Coalitions, New Haven, Yale University Press, 1962, cap. VIII; Lipset, S. M., Party Systems and the Representation of Social Groups , in Macridis, R. C. (ed.), Political Parties: Contemporary Trends and Ideas, New York, Harper and Row, 1967, pp. 40–74.Google Scholar

4. Oltre al classico volume di Neumann, J. Von, Morgenstern, O., Theory of Games and Economic Behavior, Princeton, Princeton University Press, 1947, vedi Luce, R. D., Raiffa, H., Games and Decisions, New York, Wiley, 1957, e de Swaan, A., Coalition Theories and Cabinet Formation, Amsterdam, Elsevier, 1973.Google Scholar

5. Eccezion fatta per un saggio rimasto peraltro isolato. Vedi Luce, R. D., A Definition of Stability for N-Person Games , in «Annals of Mathematics», LIX (1954), pp. 357366.Google Scholar

6. Gamson, W. A., Coalition Formation at Presidential Nominating Conventions , in «American Journal of Sociology», LXVIII (1962), pp. 157171.Google Scholar

7. Riker, W. H., The Theory of Political Coalitions, cit., p. 182 e, p. 184.Google Scholar

8. A questo proposito vale ricordare con Easton che l'analisi politica, in quanto ha per oggetto «interazioni di attori in competizione continua» non può prescindere dal tener conto del mutamento, anche se volta ad elaborare una teoria della stabilità. Cfr. Easton, D., The Political System, New York, A. Knopf, 1953, trad. it. Il sistema politico, Milano, Comunità, 1963, p. 240.Google Scholar

9. Axelrod, R., Conflict of Interest, Chicago, Markham Publ. Co., 1971, pp. 165187.Google Scholar

10. Per una piana spiegazione di questi concetti, vedi Schelling, T. C., Che cos'è la teoria dei giochi? , in Charlesworth, C. J., (ed.) Contemporary Political Analysis, New York, The Free Press, 1967, trad. it. Teorie e metodi in scienza politica, Bologna, Il Mulino, 1971, pp. 283313.Google Scholar

11. Il primo assunto è largamente condiviso nella letteratura. Cfr. Downs, A., An Economic Theory of Democracy, New York, Harper and Row, 1957, pp. 21–35 e pp. 142–163 e Sjoblom, G., Party Strategies in Multiparty Systems, Lund, Studentlitteratur, 1968, pp. 78–95 e pp. 250–279. Per il secondo, cfr. Axelrod, R., Conflict of Interest, cit., pp. 165187.Google Scholar

12. Downs, A., An Economic Theory of Democracy, cit., p. 104.Google Scholar

13. Come ha osservato Downs, paradossalmente, «il tipo di sistema politico che sembra offrire all'elettore la scelta piú chiara fra diverse altre gli offre in realtà la scelta meno definita». Downs, A., ibidem, p. 45.Google Scholar

14. Il fenomeno è particolarmente diffuso nella Quarta Repubblica e in Italia. Cfr. MacRae, D. Jr., Parliament, Parties and Society in France 1946–1958, New York, St. Martin's Press, 1967; Elia, L., La forma di governo nell'Italia repubblicana, nel volume a cura di Farneti, P., Il sistema politico italiano, Bologna, Il Mulino, 1973, spec., p. 332; Sartori, G. (a cura di) Correnti, frazioni e fazioni nei partiti politici italiani, Bologna, Il Mulino, 1973.Google Scholar

15. Barnes, S., Ideology and the Organization of Conflict , in «Journal of Politics», XXVIII (1966), p. 522. Vedi inoltre Converse, P., The Nature of Beliefs Systems in Mass Publics , in Apter, D., (ed.) Ideology and Discontent, New York, The Free Press, 1964 pp. 206–261. L'intransigenza ideologica dei militanti e la mentalità pragmatica dei leaders della Quarta Repubblica sono messe in luce da MacRae, D. Jr., Parliament, Parties and Society in France 1946–1958, cit., pp. 181–229 e pp. 286–305. Per ciò che concerne gli atteggiamenti dei quadri intermedi in Austria cfr. Stiefbold, R. P., Segmented Pluralism and Consociational Democracy in Austria , in Heisler, M. (ed.), Politics in Europe, New York, McKay Co., 1974.Google Scholar

16. Cfr. inoltre le ipotesi avanzate da Stiefbold, R. P., Segmented Pluralism and Consociational Democracy in Austria, cit., pp. 152153.Google Scholar

17. È essenzialmente a queste pressioni che si deve, secondo MacRae, la cronica instabilità della Quarta Repubblica. MacRae, D. Jr., Parliament, Parties and Society in France 1946–1958, cit., pp. 286305.Google Scholar

18. Talora queste ambizioni possono prendere il sopravvento su ogni altra motivazione, come sembra avvenire in Italia. Cfr. Sartori, G., Proporzionalismo, frazionismo e crisi dei partiti, e Lombardo, A., Dal proporzionalismo al fazionismo eterodiretto, nel volume curato da Sartori, G., Correnti, frazioni e fazioni nei partiti politici italiani, cit.Google Scholar

19. A determinare la coesione/frammentazione partitica contribuisce infatti tutta una serie di altre variabili, un elenco delle quali è in Ozbudun, E., Party Cohesion in Western Democracies: a Causal Analysis, Be verly Hills, Sage Publications, 1970.Google Scholar

20. È il caso della Democrazia Cristiana, nella quale, fin dall'inizio degli anni '60, lo sviluppo del frazionismo sembra aver proceduto di pari passo con l'esautorazione e la paralisi degli organi centrali del partito. Cfr. Zariski, R., Intraparty Conflict in a Dominant Party: the Experience of Italian Christian Democracy , in «Journal of Politics», XXVII (1965), pp. 36 e pp. 19–34. Donde, per fare un esempio clamoroso e recente, le tormentate vicende del II Governo Andreotti, messo continuamente in minoranza in Parlamento per l'incapacità della Segreteria Forlani di controllare e disciplinare il voto delle sinistre del partito.Google Scholar

21. Per esempio, in Austria. Cfr. Engelmann, F., Haggling for the Equilibrium: the Renegotiation of Austrian Coalition , in «American Political Science Review», LVI (1962), p. 660 e Sedier, H. P., Coalition Government: the Case of Austrian Second Republic, in «American Political Science Review», LII (1958), p. 795.Google Scholar

22. Cfr. Delouvrier, P., L'Etat envahi, Lyon, Chroniques Sociales de France, 1954, p. 86.Google Scholar

23. Una lista di analoghi indicatori di instabilità è in Gurr, T. R., McClelland, M., Political Performancc: a Twelve-Nation study , in «Sage Professional Papers in Comparative Politics», n. 01–018, 1971, pp. 6063.Google Scholar

24. È il caso dell'Italia. Cfr. Linz, J. J., La democrazia italiana di fronte al futuro , in Gavazza, F. L. e Graubard, S. R. (a cura di), Il caso italiano, Milano, Garzanti, 1974, pp. 134135 e Galli, G., Il difficile governo, Bologna, Il Mulino, 1966, pp. 116–118. In Austria, analogamente, le infiammate campagne elettorali del 1959 e del 1966 sembrano aver contribuito non poco a minare la stabilità della Grande Coalizione e a provocarne, infine, la caduta. Cfr. Stiefbold, R. P., Elites and Elections in a Fragmented Political System, Köln, Westdeutscher Verlag, 1973, capp. IV e V.Google Scholar

25. Cfr., per esempio, MacRae, D. Jr., Parliament, Parties and Society in France 1946–1958, cit., p. 223.Google Scholar

26. Leites, N., On the Game of Politics in France, cit., cap. IV.Google Scholar

27. Sul punto, cfr. Rustow, D., The Politics of Compromise: a Study of Parties and Cabinet Goverment in Sweden, Princeton, Princeton University Press, 1955, p. 210.Google Scholar

28. Cfr. MacRae, D. Jr., Parliament, Parties and Society in France 1946–1958, cit., pp. 223–224 e pp. 290293.Google Scholar

29. Cfr. Adrian, C. A. e Press, C., Decision Costs in Coalition Formation , in «American Political Science Review», LXII (1968), pp. 556563.Google Scholar

30. Cfr. Buchanan, J. M. e Tullock, G., The Calculus of Consent, Ann Arbor, Michigan University Press, pp. 8596.Google Scholar

31. È il caso, per esempio, dell'Olanda e dell'Austria. Cfr. Lijphart, A., The Politics of Accommodation, Berkeley, University of California Press, 1968, pp. 124–125 e Secher, H. P., Coalition Government: the Case of Austrian Second Republic, cit., p. 795.Google Scholar

32. In Danimarca, per esempio, è convinzione diffusa di molti uomini politici che «un gabinetto tripartito si dirige piú facilmente di uno formato da due partiti, perché, quando due partiti su tre sono d'accordo, il terzo difficilmente può tirarsi indietro». Miller, K. E., Government and Politics in Denmark, Boston, Houghton Mifflin, 1968, p. 161.Google Scholar

33. Cfr. Siegfried, A., Stable Instability in France , in «Foreign Affairs», XXXIV (1956), pp. 394404.Google Scholar

34. Come Leites ha opportunamente rilevato, questo costume è stato tipico della Quarta Repubblica. Vedi Leites, N., On the Game of Politics in France, cit.35 Daalder, H., Parties and Politics in the Netherlands , in «Political Studies», I (1955), p. 16.Google Scholar

36. Questa strategia decisionale è efficacemente descritta in Braybrooke, D. e Lindblom, C. E., A Strategy of Decision, New York, The Free Press, 1963, cap. V e in Lindblom, C. E., The Policy Making Process, Englewood Cliffs, Prentice Hall, 1968, pp. 2427.Google Scholar

37. È quanto mette in risalto Lijphart per ciò che concerne l'Olanda in The Politics of Accommodation, cit., pp. 123124 e p. 134 ss. Un'analoga situazione si riscontra in Belgio. Cfr. Lorwin, V. R., Belgium: Religion, Class and Language in National Politics , in Dahl, R. A., (ed.), Political Opposition in Western Democracies, New Haven, Yale University Press, 1966, pp. 147–187.Google Scholar

38. A fondamento di questa interpretazione estensiva è una peculiare concezione della rappresentanza che è descritta e criticata dettagliatamente da Nordlinger, E. A., Representation, Governmental Stability and Decisional Effectiveness , in Pennock, J. R., Representation, New York, Atherton Press, 1968, pp. 108127.Google Scholar

39. Melnik, C. e Leites, N., The House without Windows, New York, Harper and Row, 1958, p. 108.Google Scholar

40. Solal-Celigny, J., La question de confiance sous la 4 e Republique , in «Revue du Droit Publique et de la Science Politique», LXVIII (1952), p. 311.Google Scholar

41. Cfr. Williams, P., La vie politique sous la 4 e Republique, Paris, Colin, 1971, pp. 369434.Google Scholar

42. Lijphart, A., The Politics of Accommodation, cit., p. 135.Google Scholar

43. Weil, G. L., The Benelux Nations, New York, Holt, Rinehart and Winston, 1970, p. 143.Google Scholar

44. Ibidem, p. 182.Google Scholar

45. Loewenberg, G., Parliament in the German Political System, Ithaca, Cornell University Press, 1967, p. 345.Google Scholar

46. Williams, P., La vie politique sous la 4 e Republique, cit., p. 712.Google Scholar

47. Cosí nella Quarta Repubblica. Cfr. MacRae, D. Jr., Parliament, Parties and Society in France 1946–1958, cit., p. 219.Google Scholar

48. Cfr. Loewenberg, G., Parliament in the German Political System, cit., pp. 222226.Google Scholar

49. Ibidem, pp. 230233.Google Scholar

50. Una struttura siffatta sembra aver giocato un ruolo determinante nella caduta del IV Governo Rumor (2/1974). Questo gabinetto era caratterizzato, come altri che lo avevano preceduto, da una pletora di ministeri economici, ma, a differenza di altre compagini, ognuno di essi era stato affidato a un diverso partito (DC, PSI, PRI). Di qui una serie di crescenti divergenze in merito alla produzione di una decisione collettiva (riguardante un prestito internazionale) fra PRI e PSI. Tutto ciò al prezzo del rinvio di qualsiasi soluzione, nonostante un'estenuante opera di mediazione del Presidente del Consiglio per il raggiungimento di un compromesso di sempre piú difficile realizzazione. Finché, dopo settimane di inutili trattative, il PRI ritirò il proprio appoggio ai governo provocandone la caduta.Google Scholar

51. Un diverso sistema di spartizione delle spoglie, consistente nell'assegnare ad ogni partito una sfera di influenza di sua esclusiva pertinenza, venne adottato in Norvegia dal governo conservatore quadripartito che diresse il paese dal 1965 al 1969. Cfr. Solstadt, A., The Norwegian Coalition System , in «Scandinavian Political Studies», IV (1969), pp. 160167.Google Scholar

52. Gli esempi piú significativi sono il Belgio, l'Olanda e l'Austria. Cfr. Claes, L., The Process of Federalization in Belgium , in «Delta», IV (1964), p. 46; Lijphart, A., The Politics of Accommodation, cit., pp. 127–129; Secher, H. P., Coalition Government: the Case of Austrian Second Republic, cit., p. 795 e p. 798.Google Scholar

53. Per ciò che concerne l'Olanda e l'Austria vedi nota 31. Sul Belgio cfr. Claes, L., The Process of Federalization in Belgium, cit., p. 45.Google Scholar

54. Daalder, H., The Relations between Cabinet and Parliament in the Netherlands, relazione al Congresso IPSA di Roma, 1958, p. 17.Google Scholar

55. Cfr. Lijphart, A., The Politics of Accommodation, cit., pp. 136–137; Lorwin, V. R., Belgium: Religion, Class and Language in National Politics, cit., p. 178; Pedersen, M. N., Consensus and Conflict in the Danish Folketing 1945–1965, in «Scandinavian Political Studies», II (1967), p. 160; e Damgaard, E., The Parliamentary Basis of Danish Government: the Patterns of Coalition Formation, in «Scandinavian Political Studies», IV (1969), pp. 31–57.Google Scholar

56. In merito alle proprietà dei sistemi di pluralismo moderato e di pluralismo polarizzato vedi Sartori, G., Bipartitismo imperfetto o pluralismo polarizzato? , in «Tempi Moderni», XXXI (1967), pp. 1–34 e, dello stesso autore, Rivisitando il pluralismo polarizzato, in Il caso italiano, cit., pp. 196223.Google Scholar

57. Sulle Tavole Rotonde cfr. Andrews, W. G., The Committees of the Majority , in «Parliamentary Affairs», IV (1962), pp. 485–499; sul Consiglio Politico cfr. Lijphart, A., The Politics of Accommodation, cit., pp. 126–127; sul Comitato di Coalizione cfr. Stiefbold, R. P., Segmented Pluralism and Consociational Democracy in Austria, cit., pp. 122124.Google Scholar

58. In Austria, per di piú, quest'impegno faceva parte integrante del Koalitionspakt, un documento formalmente sottoscritto dai membri della Grande Coalizione alla vigilia della formazione di un nuovo governo. Cfr. Stiefbold, R. P., op. cit. , p. 124.Google Scholar

59. Sull'argomento vedi Sartori, G., Tecniche decisionali e sistema dei comitati , in «Rivista Italiana di Scienza Politica», IV (1974), pp. 542.Google Scholar

60. Cfr. Waris, H., Finland , in Rose, A., (ed.), The Institutions of Advanced Societies, Minneapolis, Minnesota University Press, 1958, p. 211.Google Scholar

61. Cfr. Engelmann, F., Haggling for the Equilibrium: the Renegotiation of Austrian Coalition, cit., p. 655 e p. 662.Google Scholar

62. Vedi per esempio il già citato volume di Loewenberg sulla RFT.Google Scholar

63. Vedi Blondel, J., Party Systems and Patterns of Government in Western Democracies , in «Canadian Journal of Political Science», II (1968), pp. 180–203; e Taylor, M. e Herman, V. M., Party Systems and Government Stability, in «American Political Science Review», LXV (1971), trad. it. Sistemi partitici e stabilità di governo, in Fisichella, D. (a cura di), Partiti e gruppi di pressione, Bologna, Il Mulino, 1972, pp. 223–242. Entrambi i lavori prestano il fianco a numerose obiezioni che sono riassunte in Hurwitz, L., Contemporary Approaches to Political Stability, in «Comparative Political Studies», III (1973), pp. 452455.Google Scholar

64. Vedi Hurwitz, L., An Index of Democratic Political Stability , in «Comparative Political Studies», I (1971), pp. 4448.Google Scholar

65. Cfr. Siegfried, A., Stable Instability in France, cit., pp. 399400.Google Scholar

66. È questa, per esempio, l'opinione di Eckstein, H., A Theory of Stable Democracy , in Eckstein, H., Division and Cohesion in Democracy, Princeton, Princeton University Press, 1966, pp. 227230.Google Scholar