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LE CRISI POLITICHE NELL'EUROPA ORIENTALE

Published online by Cambridge University Press:  14 June 2016

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Introduzione

Degli otto regimi comunisti nati in Europa centro-orientale alla fine degli anni quaranta nessuno ha ancora abbandonato il campo marxista-leninista. L'unica reale trasformazione finora intervenuta è stata quella che ha segnato la fine dello stalinismo. Due di essi tuttavia (la Iugoslavia nel 1948 e l'Albania negli anni sessanta), usufruendo di alcuni vantaggi politico-strategici, hanno abbandonato l'area di influenza sovietica e acquisito una generale autonomia nelle politiche interna ed estera. Dei restanti sei regimi, tre subiscono l'impatto di crisi originate da fattori endogeni; negli altri si evidenziano al massimo sintomi di malessere interno (come la rivolta di Berlino Est nel 1953) o di crisi nei rapporti con l'URSS (le tentazioni autonomistiche della Romania).

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Ricerche
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References

1 I quali sono: a) l'assenza di truppe sovietiche entro il territorio nazionale, b) la mancanza di confini diretti con l'URSS, c) la capacità di resistere militarmente ad un'invasione esterna, d) un determinante sostegno internazionale. Cfr. Jones, Ch. D., Soviet Influence in Eastern Europe , New York, Praeger, 1981, pp. 60105.Google Scholar

2 Di solito, pur riconoscendo l'esistenza di varie condizioni concorrenti, se ne sottolineano solo una o due, considerandole come determinanti. Cfr., ad esempio, Montias, J.M., Economic Conditions and Political Instability in Communist Countries: Observations on Strikes, Riots and Other Disturbances , in Triska, J.F. e Gati, Ch. (a cura di), Blue Collar Workers in Eastern Europe , London, George Allen & Unwin, 1981, pp. 173186, e Lewis, P.G., Legitimation and Political Crises: East European Developments in the Post Stalin Period , in Lewis, P.G. (a cura di), Eastern Europe: Political Crisis and Legitimation, London, Croom Helm, 1984, pp. 1-41. Ciascuno dei due autori ribatte prevalentemente su una condizione esplicativa: l'uno sulle cause economiche, l'altro sull'aspetto della crisi di legittimità. Se circa le prime si può dire che esse non sono le uniche — e lo vedremo più avanti — a determinare le crisi, la seconda si rivela solo come un utile strumento di partenza: occorre, infatti, andare a vedere come e perché si ha crisi di legittimità.Google Scholar

3 Cfr. Korbonski, A., Conformity and Dissent in Eastern Europe , in Potichnyj, P.J. e Shapiro Zacek, J. (a cura di), Politics and Participation Under Communist Rule , New York, Praeger, 1983, pp. 199226, che richiama Pye, L.W., Aspects of Political Development, Boston and Toronto, Little, Brown, 1966, pp. 63-66.Google Scholar

4 Cfr. Morlino, L., Come cambiano i regimi politici. Strumenti di analisi , Milano, Franco Angeli, 1980, p. 51, e bibliografia ivi.Google Scholar

5 Cfr. Huntington, S.P., Political Order in Changing Societies , New Haven and London, Yale University Press, 1968, tr. it. Ordinamento politico e mutamento sociale, Milano, Franco Angeli, 1975, p. 25.Google Scholar

6 Per una illustrazione del modello rinvio a Fisichella, D., Analisi del totalitarismo , Messina-Firenze, D'Anna, 1978 2, e a Linz, J.J., Totalitarian and Authoritarian Regimes , in Greenstein, F.I. and Polsby, N.W. (a cura di), Handbook of Political Science, vol. III: Macropolitical Theory, Reading (Mass.), Addison-Wesley, 1975, pp. 174-411. Per un aggiornamento del dibattito sul tema, cfr. Menze, E.A. (a cura di), Totalitarianism Reconsidered, London, Kennikat Press, 1981, e Hermet, G. (a cura di), Totalitarismes, Paris, Economica, 1984.Google Scholar

7 Sotto questo profilo direi che il caso più emblematico è quello della Polonia, dove è sussistita una più attiva presenza della Chiesa e dove, in termini di costi umani, il terrore non ha avuto l'ampiezza e le conseguenze di altri paesi dell'area. Sulle situazioni «pre-totalitarie», di «totalitarismo imperfetto» e di «totalitarismo mancato», cfr. sempre Linz, , op. cit. , pp. 332336.Google Scholar

8 Ivi , p. 264. Sui sottotipi proposti da questo autore, e specialmente sui regimi autoritari post-totalitari (cfr. più avanti nel testo), si vedano le pp. 277-350.Google Scholar

9 Sul tema cfr.: von Beyme, K., Il centralismo democratico , in «Biblioteca della Libertà», XIII (1976), pp. 3150; Waller, M., Democratic Centralism. An Historical Commentary, Manchester, Manchester University Press, 1981; Timmermann, H., Demokratischer Zentralismus über Organisationsprinzipien und Modelfunktion Kommunistischer Parteien, in «Osteuropa», XXXV (1985), pp. 169-180; Tiersky, R., Ordinary Stalinism. Democratic Centralism and the Question of Communist Political Development, London, George Allen & Unwin, 1985.Google Scholar

10 Per una definizione della nomenklatura cfr. Staffa, D., Nomenklatura: il reclutamento dei dirigenti , in «Biblioteca della Libertà», XIII (1976), pp. 5162; per un'analisi sistematica riferita all'URSS cfr. Harasymiw, B., Political Elite Recruitement in the USSR, New York, St. Martin's Press, 1984.Google Scholar

11 Com'è noto, secondo Huntington, S.P., Social and Institutional Dynamics of One-Party Systems , in Huntington, S.P. e Moore, C.H. (a cura di), Authoritarian Politics in Modern Society. The Dynamics of Established One-Party Systems , New York, Basic Books, 1970, pp. 78, il partito unico è «forte» se monopolizza le funzioni di legittimazione del sistema politico, di reclutamento della leadership, di aggregazione degli interessi e di direzione politica.Google Scholar

12 Si ha un sistema a «partito egemone» quando, accanto al partito che monopolizza il processo decisionale, si tollera l'esistenza di altri partiti, ai quali però non è consentito di competere con il partito principale in termini antagonistici e su base paritaria: cfr. Sartori, G., Parties and Party Systems , New York, Cambridge University Press, 1976, pp. 230 ss., dove tra l'altro, è espressamente citato il caso polacco.Google Scholar

13 Riferendosi ai sistemi autoritari, Fisichella, , op. cit. , pp. 142148, ritiene più corretto parlare di «pluralismo sociale», mentre invece Linz, come si è visto, parla di «pluralismo politico limitato» (op. cit., p. 190).Google Scholar

14 Cfr. Váli, F.A., Rift and Revolt in Hungary. Nationalism versus Communism , Cambridge, Harvard University Press, 1961, p. 293. Sull'insurrezione ungherese in generale rinvio alla esauriente bibliografia in Király, B.K., Lotze, B., Dreisziger, N. F. (a cura di), The First War between Socialist States: the Hungarian Revolution of 1956 and Its Impact, New York, Brooklin College Press, 1984, pp. 551-605.Google Scholar

15 Sulle tendenze che acquistano sempre più spazio nel PCC e che condurranno all'estromissione di Novotný, cfr. Bystrina, I., Changes in the Political Structure and Infra-Structure , in Kusin, V.V. (a cura di), The Czechoslovak Reform Movement 1968 , London, International Research Documents, 1973, p. 156.Google Scholar

16 Per una valutazione ed un commento cfr. P.H., The New Party Statutes in Czechoslovakia , in «Radio Free Europe Research», Czechoslovakia/43, 12 settembre 1968, pp. 111.Google Scholar

17 Sul XIV congresso e la composizione dei delegati, cfr. Gordon Skilling, H., Czechoslovakia's Interrupted Revolution , Princeton, Princeton University Press, 1976, pp. 269, 317-320 e 509-525. Sui lavori congressuali aperti il 22 agosto — a cui parteciparono, nonostante le condizioni precarie di convocazione e svolgimento, 1112 delegati (il 72,6%), poi cresciuti nei giorni seguenti a 1219 — cfr. Pelikán, J., Congresso alla macchia, Firenze, Vallecchi, 1970.Google Scholar

18 Cfr. Golan, G., The Czechoslovak Reform Movement. Communism in Crisis , Cambridge, Cambridge University Press, 1971, p. 183.Google Scholar

19 Ma ogni decisione in merito è rinviata al 1969. Cfr. Pravda, A., Reform and Change in Czechoslovak Political System: January-August 1968 , Beverly Hills, Sage, 1975, p. 45, e Tatu, M., L'héresie impossible. Cronique du drame tchécoslovaque, Paris, Editions Bernard Grasset, 1968, pp. 90-93.Google Scholar

20 Cfr. Skilling, , op. cit., pp. 407-409, e Korbonski, A., Bureaucracy and Interest Groups in Communist Societies: the Case of Czechoslovakia , in «Studies in Comparative Communism», IV (1971), p. 65.Google Scholar

21 Cfr. Golan, , op. cit., pp. 311-312. Il Consiglio Nazionale Slovacco, nato durante l'ultima guerra, svolgeva funzioni legislative limitatamente ad alcune questioni non di competenza dell'Assemblea Nazionale: cfr. Taborský, E., Communism in Czechoslovakia, 1948-1960 , Princeton, Princeton University Press, 1961, pp. 332346.Google Scholar

22 Per una bibliografia completa sulla crisi cecoslovacca cfr. Hejzlar, Z. e Kusin, V.V., Czechoslovakia 1968-69. Chronology, Bibliography, Annotation , New York, Garland Publishing, 1975. Per uno studio degli aspetti relativi della decisione sovietica d'invasione, cfr. la penetrante analisi di Valenta, J., Soviet Intervention in Czechoslovakia, 1968. Anatomy of a Decision, Baltimore, The Johns Hopkins University Press, 1979, e la rassegna di Dawisha, K., The Kremlin and the Prague Spring, Berkeley, University of California Press, 1984.Google Scholar

23 Sul '56 polacco cfr. Syrop, K., Spring in October. The Polish Revolution of 1956 , London, Weidenfeld and Nicolson, 1957. Sull'esperienza dei consigli operai si veda invece Kolankiewicz, G., The Polish Industrial Manual Working Class , in Lane, D. e Kolankiewicz, G. (a cura di), Social Groups in Polish Society, London, Macmillan, 1973, pp. 103120, e Stefanowski, R., Workers Councils: 1956-1977, in «Radio Free Europe Research», RAD Background Report/160 (Poland), 9 agosto 1977, pp. 1-22.Google Scholar

24 Sulle proteste operaie degli anni settanta cfr. Karpiński, J., Countdown , New York, Karz-Cohl, 1982, e Pomian, K., Pologne: défi a l'impossible. De la révolte de Poznan à «Solidarité», Paris, Les Editions Ouvrières, 1982.Google Scholar

25 Linz, Per J.J., The Breakdown of Democratic Regimes: Crisis, Breakdown and Reequilibration , Baltimore, The Johns Hopkins University Press, 1978, tr. it. La caduta dei regimi democratici, Bologna, Il Mulino, 1981, pp. 44 e 47, l'efficacia consiste «nella capacità di un regime di dare ai problemi fondamentali che si pongono per ogni sistema politico (…) soluzioni tali da essere percepite come soddisfacenti da parte dei cittadini politicamente coscienti», laddove invece la effettività di un regime è la «capacità di attuare le politiche che si sono elaborate, ottenendo i risultati previsti». Morlino, op. cit., p. 182, definisce l'efficacia decisionale come «la capacità che ha un regime o, meglio, che hanno le sue strutture di prendere e portare ad esecuzione le decisioni necessarie a superare le sfide poste al regime o gli altri provvedimenti volti a raggiungere i diversi fini voluti dai governanti, il primo dei quali è, di solito, il mantenimento del regime stesso».Google Scholar

26 Cfr. «Rado Free Europe - Radio Liberty» («RFE-RL»), Polish Situation Report/5, 29 febbraio 1980, p. 2, e Ruane, K., The Polish Challenge , London, British Broadcasting Corporation, 1982, pp. 316317.Google Scholar

27 Cfr. de Weydenthal, J.B., Porter, B. D. e Devlin, K., The Polish Drama, 1980-1982 , Lexington, Lexington Books, 1983, p. 50, i cui dati però non coincidono con quelli in Kolankiewicz, G., The Politics of «Socialist Renewal», in Woodall, J. (a cura di), Policy and Politics in Contemporary Poland, London, Frances Pinter (Publishers), 1982, p. 56, secondo il quale le dimissioni ammontano, tra il 1980 e il 1981, a 305.858.Google Scholar

28 De Weydenthal, , Porter, , Devlin, , op. cit. , pp. 4041.Google Scholar

29 Sanford, G., Polish Communism in Crisis , London, Croom Helm, 1983, pp. 186 ss., cita molti casi di località dove l'elezione dei dirigenti e dei delegati al congresso avviene all'insegna di una libertà di scelta tra candidature alternative. Sulla campagna pre-congressuale cfr. anche Wiatr, J.J., Poland's Party Politics: The Extraordinary Congress of 1981, in «Canadian Journal of Political Science», XIV (1981), pp. 813-826. Come si vede, lo svolgimento di un congresso straordinario segna, in Cecoslovacchia come in Polonia, una tappa importante nell'avviato processo di rinnovamento interno: un processo però che, sia pure attraverso dinamiche diverse, non raggiunge una conclusione positiva in nessuno dei due scenari.Google Scholar

30 Per questi dati cfr. Sabbat, A., in «RFE-RL», RAD Background Report/214, (Poland), 29 luglio 1981, pp. 2022, che cita a sua volta «Trybuna Ludu», e Myant, M., Poland: A Crisis for Socialism, London, Lawrence and Wishart, 1982, pp. 169-170.Google Scholar

31 Infatti la candidatura di Barcikowski non fu affatto alternativa, bensì il frutto di una decisione del Comitato Centrale che ritenne la presenza di almeno due candidati un requisito indispensabile di un'elezione «democratica». cfr. de Weydenthal, et al., op. cit. , p. 48.Google Scholar

32 In un sondaggio pubblicato il 14 giugno 1981, quindi prima del IX congresso, sul settimanale «Kulisy», risulta che il 60% degli interrogati non ha alcuna fiducia nel partito: cfr. Myant, , op. cit. , p. 145.Google Scholar

33 Cfr. Váli, , op. cit. , p. 320.Google Scholar

34 Fu il caso del Consiglio Rivoluzionario della Transdanubia che sottopose al governo una serie di richieste minacciando, in caso di mancato accoglimento, di dar vita ad un governo autonomo in collaborazione con altre province: ivi , pp. 325326.Google Scholar

35 Pravda, , op. cit. , p. 50, osserva che tra marzo e giugno nascono circa ottanta nuove organizzazioni.Google Scholar

36 Ivi , p. 60.Google Scholar

37 L'osservazione, che mi trova d'accordo, è di Paul, D.W., The Repluralization of Czechoslovak Politics in the 1960s , in «Slavic Review», XXXIII (1974), p. 728. Sul tentativo di riorganizzare alcuni partiti cfr. Pravda, op. cit., pp. 63 ss.Google Scholar

38 Di cui sono un sintomo evidente la crescita e lo sviluppo delle pubblicazioni e riviste del dissenso: cfr. Preibisz, J.M. e Curry, J.L. (a cura di), Polish Dissident Publications: An Annotated Bibliography , New York, Praeger, 1982.Google Scholar

39 Sulle differenze tra istituzionalizzazione sociale e istituzionalizzazione politica (sempre a proposito della Polonia), cfr. le mie osservazioni in L'opposizione politica nei sistemi non competitivi: una premessa analitica , in «Rivista Italiana di Scienza Politica», XIII (1983), pp. 8788.Google Scholar

40 Sanford, G., The Polish Leadership and the Onset of the State of War , in «Soviet Studies», XXXVI (1984), p. 509, che richiama in larga parte l'analisi di Touraine, A. et al., Solidarity. Poland 1980-81, Cambridge, Cambridge University Press, 1984 (tr. it. Solidarnošč. Analisi di un movimento sociale, Milano, Franco Angeli, 1982, pp. 121-140).Google Scholar

41 L'intero programma del congresso è contenuto in Raina, P., Poland 1981. Towards Social Renewal , London, George Allen & Unwin, 1985, pp. 319380.Google Scholar

42 In sintesi il referendum proposto avrebbe dovuto comprendere le seguenti domande: a) hai fiducia nel governo del gen. Jaruzelski?, b) saresti favorevole ad un governo provvisorio e a libere elezioni?, c) sei favorevole a Solidarnošč e a un governo provvisorio che tuteli gli interessi militari dell'URSS?, d) può il POUP essere lo strumento di tali garanzie in nome dell'intera società? Cfr. de Weydenthal, et al., op. cit. , pp. 9495; su quest'ultima fase dell'attività del sindacato si veda anche Myant, op. cit., cap. VIII.Google Scholar

43 Sugli effetti socio-economici delle trasformazioni cfr. Spulber, N., The Economics of Communist Eastern Europe , Westport, Greenwood Press, 1976, spec. le sez. II e III.Google Scholar

44 Per una breve ricostruzione dei due episodi, cfr. Ulč, O., Pilsen, The Unknown Revolt , in «Problems of Communism», vol. XIV, 3 (1965), pp. 4649, e Ionescu, G., The Politics of European Communist States, London, Weidenfeld and Nicolson, 1967, pp. 204-207.Google Scholar

45 Il declino di Nagy nel 1953 va messo in relazione con quello di Malenkov a Mosca: questi nel settembre 1953 lascia a Chruščev la carica di Primo Segretario del PCUS e nel febbraio 1955 a Bulganin quella di Primo Ministro.Google Scholar

46 Cfr. Bradley, J.F.N., Politics in Czechoslovakia, 1945-1971 , Washington, University Press of America, 1981, la tabella 2.1., p. 42, sulla produzione industriale dei paesi dell'Europa orientale nel 1948.Google Scholar

47 Come numero complessivo di epurazioni nel partito la Cecoslovacchia, con 550.000 persone, è largamente al di sopra di Polonia (370.000), Germania Orientale (300.000), Romania (200.000), Ungheria (200.000) e Bulgaria (90.000). Per questi dati cfr. Brzezinski, Z., Storia dell'URSS e delle democrazie popolari , Milano, Franco Angeli, 1975, pp. 129 e 132. Sul terrore in genere in Cecoslovacchia cfr. specificamente Pelikán, J., The Czechoslovak Political Trials, 1950-1954, London, Macdonald, 1971, e Kaplan, K., 1952. Procès politique à Prague, Bruxelles, Editions Complexe, 1980.Google Scholar

48 Sulla partecipazione degli intellettuali alla riforma cecoslovacca cfr., oltre al volume di French, A., Czech Writers and Politics 1945-1969 , New York, Boulder, 1982, Hamšík, D., Writers against Rulers, London, Hutchinson & CO.LTD., 1971, e Kusin, V.V., The Intellectual Origins of the Prague Spring, Cambridge, Cambridge University Press, 1971.Google Scholar

49 Riveles, S., The Czechoslovak Middle Way , in «RFE Research», Czechoslovakia, 9 febbraio 1967, p. 37. Per un approfondimento sui caratteri della riforma economica cecoslovacca cfr. Skilling, , op. cit., pp. 58 ss. e Kosta, J.J., op. cit., pp. 179-203.Google Scholar

50 Sugli sviluppi dell'autonomismo slovacco e la sua incidenza sulla «Primavera di Praga», cfr Dean, R.W., Nationalism and Political Change in Eastern Europe: the Slovak Question and the Czechoslovak Reform Movement , Denver, The Social Science Foundation and Graduate School of International Studies, 1972-73, e l'interessante analisi comparata di Klein, G., The Role of Ethnic Politics in the Czechoslovak Crisis of 1968 and the Yugoslav Crisis of 1971, in «Studies in Comparative Communism», VIII (1975), pp. 339-369.Google Scholar

51 Stabilendo il principio di candidature multiple ed enfatizzando la segretezza del voto, la nuova legge concedeva una maggiore libertà di scelta agli elettori: va detto tuttavia che tutti i candidati dovevano essere sempre attentamente «filtrati» attraverso il Fronte Nazionale, e quindi la formazione delle candidature restava sotto il controllo delle autorità. Per un'analisi più dettagliata cfr. Skilling, , op. cit. , p. 157, e Frank, J., The New Electoral Laws, in «RFE Research», Czechoslovakia/14, 22 febbraio 1968, pp. 1-6.Google Scholar

52 Sulla politica di Gierek cfr. Chrypiński, V.C., Political Change Under Gierek , e Fallenbuchl, Z. M., The Strategy of Development and Gierek's Economic Manoeuvre , in Bromke, A. e Strong, J.W. (a cura di), Gierek's Poland , New York, Praeger, 1973, rispettivamente pp. 3651 e 52-70, oltre all'antologia curata da M.D. Simon e R.E. Kanet, Background to Crisis: Policy and Politics in Gierek's Poland, Boulder, Westview Press, 1981.Google Scholar

53 Sulla crisi economica polacca, dovuta peraltro anche a fattori internazionali, rinvio all'esauriente analisi di Nuti, D.M., The Polish Crisis: Economic Factors and Constraints , in Drewnowski, J. (a cura di), Crisis in the East European Economy. The Spread of the Polish Disease , London, Croom Helm, 1982, pp. 1863 (spec. la tabella 1.1. a p. 20).Google Scholar

54 Cfr. la tabella VI-1 in Goldman, M.I., USSR in Crisis. The Failure of an Economic System , New York, W.W. Norton and CO., 1983, p. 157.Google Scholar

55 Nel marzo 1979 il Ministero del Commercio interno preparò una lista di 280 prodotti per i quali era difficile soddisfare la domanda: alla fine dell'anno tale elenco si era ancora notevolmente allungato. Cfr. Nuti, , op. cit. , p. 25.Google Scholar

56 Sui fini del KSS-KOR cfr. Karpińsky, , op. cit. , p. 199.Google Scholar

57 Sul ruolo della Chiesa in Polonia cfr. Staroń, S., The State and the Church , e Dembiński, L., The Catholics and Politics in Poland, ambedue in Bromke, e Strong, (a cura di), op. cit. , pp. 158175 e 176-183. Pregevole è anche il volume di Pomian-Srzedhicki, M., Religious Change in Contemporary Poland , London, Routledge & Kegan Paul, 1982.Google Scholar

58 Cfr. Nuti, , op. cit. , pp. 3738.Google Scholar

59 Non intendo entrare nel merito delle tecniche pressorie e poi di intervento usate dai sovietici. Sia qui sufficiente ricordare che anche se in Polonia essi non sono intervenuti direttamente, il loro aiuto nella restaurazione è stato determinante. Perciò, anche in questo caso, la volontà di Mosca è risultata decisiva, anche se la strategia di intervento si è fatta più sofisticata.Google Scholar