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GOVERNO DEI PARTITI E RIPRODUCIBILITÀ DEMOCRATICA: IL DILEMMA DELLE NUOVE DEMOCRAZIE

Published online by Cambridge University Press:  14 June 2016

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Introduzione

«In ultima analisi», esordivo anni or sono su questa rivista, «i partiti politici servono a governare». Ma sarà poi vero? Stando ad una definizione minima dei partiti sembrerebbe di sì. Non sono forse i partiti il meccanismo di base tramite il quale le moderne democrazie formano e scelgono i propri governanti? Se optiamo, però, per una concezione più ambiziosa dei partiti politici, se guardiamo cioè ad essi come alla struttura principale che determina non solo chi governa ma anche i contenuti di governo e il loro ricambio, allora non abbiamo più una definizione certa ma una semplice ipotesi. Il fatto che i partiti siano al governo non garantisce quello che la letteratura anglosassone chiama party government (nell'ambiziosa accezione di cui sopra). Il che significa che il party government è una variabile, o se vogliamo un tipo ideale a cui solo alcune democrazie possono avvicinarsi, e neanche poi tanto.

Type
Saggi
Copyright
Copyright © Società Italiana di Scienza Politica 

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References

1 Destra, sinistra o centro? Sulla legittimazione di partiti e coalizioni nel Sud Europa , in «Rivista Italiana di Scienza Politica», VIII (1978), pp. 171211.Google Scholar

2 La distinzione tra partiti al governo e party government si trova in Sartori, Giovanni, Parties and Party Systems, Cambridge, Cambridge University Press, 1976, p. 19.Google Scholar

3 Per il concetto di variabilità del party government si veda Rose, R., The Variability of Party Government: A Theoretical and Empirical Critique , in «Political Studies», XVII (1969), pp. 413445.Google Scholar

4 Cfr. ibid., p. 414.Google Scholar

5 Cfr. Rose, R., Do Parties Make a Difference?, Chatham (N.J.), Chatham House, 1980, p. 156.CrossRefGoogle Scholar

6 La distinzione fra cambiamenti nel personale, nelle politiche e nelle strutture, e le sue implicazioni per i modelli di governo e di opposizione sono discussi da Dahl, in Political Oppositions in Western Democracies, a cura di Dahl, Robert, New Haven, Yale University Press, 1966, cap. 11.Google Scholar

7 Sono queste le conclusioni di Rose in Variability, cit. Per una valutazione meno esigente del caso inglese si veda Rose, , Do Parties, cit.Google Scholar

8 A questo riguardo Richard Katz usa il termine party governmentness, inteso come una caratteristica dell'herrschaftsorganisation di tutta la società. Katz, R., Party Government: A Rationalistic Conception, relazione presentata nel Workshop su «The Future of Party Government», Istituto Universitario Europeo, San Domenico di Fiesole, giugno 1982.Google Scholar

9 Un'elegante dimostrazione è offerta da Przeworski, A., Some Problems in the Study of the Transition to Democracy, relazione presentata al Convegno su «Prospects for Democracy: Transitions from Authoritarian Rule», Woodrow Wilson Center, Washington, D.C., settembre 1980.Google Scholar

10 Cfr. ibid. Google Scholar

11 Rinvio, a Dahl, R., After the Revolution?, New Haven, Yale University Press, 1970, cap. 1.Google Scholar

12 Ciò non significa che questi attori non si scontrino gli uni con gli altri in sede di definizione del compromesso democratico. Solo che il confronto sarà limitato nel tempo e non verrà riaperto se non quando, come indicato nel testo, i risultati del compromesso violino ripetutamente le attese.Google Scholar

13 Si pensa di solito alla democrazia come a qualcosa di abitualmente fragile; ma varrebbe la pena riflettere altresì sulla fragilità degli ordinamenti non democratici. Si legga in proposito Schmitter, P., Speculations about the Prospective Demise of Authoritarian Regimes and its Possible Consequences, relazione al Convegno su «Prospects for Democracy: Transitions from Authoritarian Rule», Woodrow Wilson Center, Washington, D.C., settembre 1980.Google Scholar

14 Rustow, D., Transitions to Democracy , in «Comparative Politics», II (1970), p. 357.Google Scholar

15 In altre parole, che la lealtà al vecchio regime sia questione di valori e ideologia o di interessi, si tratta comunque di motivi non sempre così radicati da renderli invariabilmente impermeabili ad una realtà che cambia. A fare un regime non democratico contribuiscono, dopo tutto, componenti quanto mai diverse.Google Scholar

16 Sulla democrazia come compromesso istituzionale si veda Przewoski, A., Material Bases of Consent: Economics and Politics in a Hegemonic System , in Political Power and Social Theory, a cura di Zeitlin, M., Greenwich, JAI Press, 1980, vol. 1, pp. 2166.Google Scholar

17 Vi sono casi in cui i partiti politici non hanno un ruolo centrale o iniziale nell'inaugurazione democratica, in quanto la democrazia è sostanzialmente imposta da una forza di occupazione, o concessa da un monarca, un dittatore militare, o simili. E vi sono casi in cui la democrazia non è inaugurata a seguito del collasso subitaneo di un precedente regime ma si sviluppa per lenta, se non sempre pacifica o spontanea, trasformazione interna. Pur non escludendo una futura analisi di questi casi, preferisco non includerli nel presente saggio. La mia tesi circa i costi politici del party government ne guadagnerà in chiarezza ed incisività.Google Scholar

18 Un facile criterio, anche se forse un po' rigido, è che questi partiti si siano opposti costantemente alla dittatura, e nel solo nome della democrazia.Google Scholar

19 In altre parole, scenari facili e difficili mancano di interesse in quanto tendono a determinare eccessivamente gli esiti: o una democrazia affermata e senza problemi che derivino dalle modalità del suo avvento, o al massimo una democrazia zoppa. Gli scenari ragionevoli sono invece più aperti ed incerti nei loro esiti, e pertanto si dimostrano più consoni metodologicamente ad illustrare come si raggiunge, o come si manca, quel delicato equilibrio che è insito nel compromesso democratico.Google Scholar

20 La difficoltà non sta nel solo fatto che l'estrema sinistra invochi un ordinamento sostanzialmente diverso da quello delle altre forze politiche, ma nel fatto di invocarlo contro forze politiche di peso non insignificante.Google Scholar

21 Le alleanze che vadano oltre l'emergenza sono intuitivamente ancor più difficili quando intendessero abbracciare gli stessi partiti del centro moderato.Google Scholar

22 Questo scenario involutivo non viene esaminato ulteriormente in quanto oggetto del saggio non è il fallimento dell'esito democratico, bensì i costi che il suo successo può portarsi dietro.Google Scholar

23 Rustow, , op. cit. , p. 358; e Festinger, L., A Theory of Cognitive Dissonance, Evanston, Row Peterson, 1957, tr. it. Teoria della Dissonanza Cognitiva, Milano, Angeli, 1973.Google Scholar

24 Vedi, , supra, la nota 8.Google Scholar

25 La rimozione può necessitare una limitata epurazione del personale burocratico e la revoca di competenze decisionali esterne che violino il principio di responsabilità democratica. La continuità, va ricordato per inciso, può anche essere un fatto di necessità. Cambiare l'apparato dello stato non è infatti cosa facile, perfino per una dittatura, e anche una democrazia non può fare a meno di una macchina di governo, specie nella sua fase inaugurale. Il secondo inciso serve a capire perché una democrazia può essere indotta a servirsi di strumenti di pubblico intervento nell'economia, creati a suo tempo dalla dittatura.Google Scholar

26 Esaminerò più oltre, ma brevemente, uno scenario in cui i partiti che più pesano nella transizione mostrano minor cautela verso i limiti normativi del party government. Mi aiuterà a confermare a contrario i pericoli che una socializzazione mancata presenta per la riproduzione del consenso.Google Scholar

27 La probabilità, naturalmente, non può essere provata o respinta con una conta dei singoli casi di transizione democratica, in quanto i casi concreti sono solo un campione non rappresentativo di una popolazione non finita. Quanto alla possibile critica che il mio scenario ammette un numero eccessivo di variazioni, la mia risposta è che buona parte delle variazioni hanno comunque a che fare con la ricerca di soluzioni negoziate e tendono ad avere effetti simili sul problema del governo.Google Scholar

28 Capisco che queste sono caratterizzazioni molto approssimative, ma temo che la ricerca di caratterizzazioni più precise ci porterebbe troppo lontano, senza per altro migliorare gran che le nostre predizioni. E comunque non sono le predizioni ma le esemplificazioni che ci interessano.Google Scholar

29 Le circostanze sono state recentemente analizzate in Schmitter, , Speculations, cit.Google Scholar

30 Uno scenario simile, seppure con alcune differenze significative, può attagliarsi al caso di una sinistra secessionista che metta in moto la democratizzazione di una dittatura di sinistra — ad esempio, una democrazia popolare.Google Scholar

31 Sempre assumendo che nel secondo caso la destra sia comunque presente e con peso sostanziale. Se il peso politico e numerico della destra è insignificante o nullo, allora lo scenario è molto più facile.Google Scholar

32 Cfr. Palma, Di, Destra, sinistra, cit.Google Scholar

33 Tralascio, , per mancanza di spazio, il caso interessantissimo in cui almeno parte delle forze secessioniste, rifacendosi ad una pristina matrice popolare della dittatura, si qualifichino invece di sinistra, e cerchino, quindi, spazio partitico e costituzionale entro di questa.Google Scholar

34 Si può anzi dire, più in generale, che ogni transizione alla democrazia tende a porre l'estrema sinistra e la sinistra tutta in posizione di ammantarsi di superiorità morale e politico-culturale. Viceversa, anche una destra secessionista che metta in moto la democratizzazione deve sempre assumersi l'onere della prova.Google Scholar

35 Si veda O'Donnell, G., Notas Para el Estudio de Procesos de Democratizatión Politica a Partir del Estado Burocratico-Autoritario, Buenos Aires, CEDES, gennaio 1980, dattiloscritto.Google Scholar

36 Cfr. ibid. Google Scholar

37 A meno, cioè, che il nuovo governo, intuendo i pericoli di rimettere le lancette all'ora zero, non scelga invece di negoziare un nuovo processo costituzionale, il quale bilanci un passo indietro limitato sulle riforme con garanzie costituzionali che tengano aperto il gioco democratico. Si tratterebbe in sostanza di uno spostamento laterale su di una versione dello scenario del garantismo da me presentato per primo.Google Scholar

38 Ho esaminato i casi concreti in Destra, Sinistra, cit., e in Italy: Is There a Legacy and Is it Fascist?, in From Dictatorship to Democracy, a cura di Heiz, John H., Westport, Greenwood Press, 1983.Google Scholar

39 Si tratta solo di un assunto. La durata dei difetti iniziali, le loro reali conseguenze, e insomma l'utilità di studiare la politica corrente di un regime alla luce delle sue origini, sono tutti problemi aperti. Li ho discussi, in Da un regime all'altro , in «Biblioteca della Libertà» (numero speciale dedicato al «vizio d'origine»), XVII (1980), pp. 115132.Google Scholar

40 È per questo che una democrazia inaugurata da un'estrema sinistra che si sia lasciata trasportare dalle sue ambizioni e dalla sensazione che tutto è possibile corre i maggiori rischi. Un negoziato per la mutua coesistenza non rien tra nei suoi calcoli immediati.Google Scholar

41 Due trattamenti recenti dell'argomento, con attenzione particolare alle democrazie difficili, si trovano in Lange, P., Sindacati, partiti, stato e liheral-corporativismo , in «Il Mulino», XXVIII (1979), pp. 943–972; e Salvati, M., May 1968 and the Hot Autumn of 1969: The Responses of Two Ruling Classes, in Organizing Interests in Western Europe, a cura di Berger, S., Cambridge, Cambridge University Press, in corso di traduzione presso Il Mulino, Bologna, cap. 11. A sostegno della tesi secondo cui il neocorporativismo può benissimo produrre lo stesso livello di conflitto dei meccanismi di competizione partitica, si veda Maier, C., Fictitious Bonds… of Wealth and Law’: on the Theory and Practice of Interest Representation, ibid., spec. p. 54.Google Scholar

42 Maier la mette in termini quasi identici ibidem. Google Scholar