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TEORIA DELLE DECISIONI E CALCOLO DEI RISCHI

Published online by Cambridge University Press:  07 April 2017

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Abstract

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Saggi
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References

1Buchanan, J. M. e Tullock, G., The Calculus of Consent. Logical Foundations of Constitutional Democracy, Ann Arbor, University of Michigan Press, 1965 2. Sulla ‘teoria delle decisioni’, oltre alle opere citate in questo e negli altri saggi di questo numero, vediTaylor, M., Mathematical Political Theory, in ≪ British Journal of Political Science ≫, I (1971), pp. 339–382.Google Scholar
2Plott, C. R., ad esempio, Individual Choice of a Political-Economic Process, in Niemi, R. G. e Weisberg, H. F., (eds.), Probability Models of Collective Decision-Making, Columbus, Merrill, 1972, p. 97, definisce il libro di Buchanan e Tullock ‘the standard work of the field’ (l'opera guida nel settore).Google Scholar
3VediSartori, G., Tecniche decisionali e sistema dei comitati, in questo stesso numero della rivista.Google Scholar
4Niemi, R. G. e Weisberg, H. F., Introduction, in Niemi, R. G. e Weisberg, H. F., (eds.), Probability Models, cit., p. 4.Google Scholar
5≪ Il modello teorico che abbiamo sviluppato in questo libro è basato sull'assunto che gli individui sono la sola unità decisionale significativa, che sono motivati da considerazioni di massimizzazione dell'utilità, e che sono bene informati e perfettamente razionali nelle loro scelte ≫. Buchanan, J. M. e Tullock, G., The Calculus, cit., p. 297. Analogamente in vari altri passi.Google Scholar
6Niemi, R. G. e Weisberg, H. F., Conclusion, in Niemi, R. G. e Weisberg, H. F., (eds.), Probability Models, cit., p. 379; Schofield, N. J., Is Majority Rule Special?, in ibidem, pp. 60–82 a p. 64; Forte, F. e Mossetto, G. (a cura di), Economia del benessere e democrazia, Milano, Franco Angeli, 1972, pp. 17–87 a p. 25; Bay, C., Politics and Pseudo-politics: A Critical Evaluation of Some Behavioral Literature, in Eulau, H. (ed.), Behavioralism in Political Science, New York, Atherton, 1969, pp. 109–140 a p. 123; Rae, D. W., Decision-Rules and Individual Values in Constitutional Choice, in ≪ American Political Science Review ≫, LXIII (1969), pp. 40–56 a p. 43; Taylor, M., Mathematical, cit., p. 350.Google Scholar
7La teoria delle elezioni e dei comitati, la teoria delle coalizioni e la teoria del benessere sociale sono altri rami della ‘teoria razionale della politica’. Per la teoria delle coalizioni, vedi la recente e ottima rassegna generale diDe Swaan, A., Coalition Theories and Cabinet Formations, Amsterdam, Elsevier, 1973. Forte, F. e Mossetto, G.(a cura di), Economia del benessere e democrazia, cit., è un'esauriente antologia delle migliori opere di teoria del benessere sociale. Opere fondamntali di teoria delle elezioni sonoBlack, D., The Theory of Committees and Elections, Cambridge, The University Press, 1958; Downs, A., An Economic Theory of Democracy, New York, Harper, 1957; Farquharson, R., Theory of Voting, New Haven, Yale University Press, 1969.Google Scholar
8Vedi nota 4.Google Scholar
9Rae, D. W., Decision-Rules, cit.; vedi ancheNiemi, R. G. e Weisberg, H. F., Introduction, cit., pp. 4–5.Google Scholar
10Buchanan, J. M. e Tullock, G., The Calculus, cit., pp. 45e 46.Google Scholar
11Plott, C. R., Individual Choice, cit., p. 87.Google Scholar
12Buchanan, J. M. e Tullock, G., The Calculus, cit., p. 65. Corsivo degli autori.Google Scholar
13Ibidem, p. 68.Google Scholar
14Ibidem, pp. 213214.Google Scholar
15Rae, D. W. e Taylor, M., The Analysis of Political Cleavages, New Haven, Yale University Press, 1970, p. 16e ss. L'utilità teorica e soprattutto empirica di fondare l'analisi sui gruppi anziché sugli individui è sottolineata anche daDe Swaan, A., Coalition Theories, cit., p. 58.Google Scholar
16Davis, O. A. e Hinich, M. J., Some Extensions to a Mathematical Model of Democratic Choice, in Lieberman, B., (ed.), Social Choice, New York, Gordon and Breach, 1971, pp. 323347; Axelrod, R., Conflict of Interest, Chicago, Markham, 1970, cap. 8; Leiserson, M., Game Theory and the Study of Coalition Behavior, in Groennings, S., Kelley, E. W. e Leiserson, M. (eds.), The Study of Coalition Behavior, New York, Holt, Rinehart and Winston, 1970, pp. 255–272 (vedi in particolare p. 258).Google Scholar
17Davis, O. A. e Hinich, M. J., Some Extensions, cit., p. 325. Anche la teoria delle coalizioni ipotizza che gli attori siano gruppi monolitici, privi di differenziazioni interne. VediDe Swaan, A., Coalition Theories, cit., p. 5.Google Scholar
18Vedi ad esempioBarnes, S. H., Modelli spaziali e l'identificazione partitica dell'elettore italiano, in ≪ Rivista Italiana di Scienza Politica ≫, I (1971), pp. 123143.Google Scholar
19Piú esattamente, con il noto metodo d'Hondt, che ha un effetto assai vicino alla proporzionale pura.Google Scholar
20I sistemi proporzionali corretti favoriscono i partiti piú grossi, attribuendo loro un numero di seggi superiori a quello cui avrebbero diritto in base alla proporzionale pura. Vedi piú estesamente il paragrafo Simulazioni con proporzionale corretta e accordo contrattato.Google Scholar
21Buchanan, J. M. e Tullock, G., The Calculus, cit., pp. 217231.Google Scholar
22Axelrod, R., Conflict of Interest, cit.; Downs, A., An Economic Theory of Democracy, cit.; Black, D., The Theory of Committees and Elections, cit.; Leibenstein, H., Notes on Welfare Economics and the Theory of Democracy, in ≪ The Economic Journal ≫, LXXII (1962), pp. 298–319; Davis, O. A. e Hinich, M. J., Some Extensions, cit.; De Swaan, A., Coalition Theories, cit.Google Scholar
23Ad esempioRae, D. W. e Taylor, M., The Analysis, cit., che preferiscono considerare i loro gruppi come semplici categorie non necessariamente ordinabili su una scala. Ma i piú sono d'accordo conRapoport, A.quando osserva che ≪ la tradizione politica delle democrazie parlamentari europee rende ragionevole l'assunto di un continuum destra-sinistra ≫ (Preface, in De Swaan, A., Coalition Theories, cit., p. XX).Google Scholar
24Gli esempi piú classici sono nella recente storia parlamentare francese: vediSiegfried, A., De la Troisième à la Quatrième République, Paris, Grasset, 1956; Fauvet, J., La Quatrième République, Paris, Fayard, 1959. Una critica generale della unidimensionalità è svolta daStokes, D., Spatial Models of Party Competition, in ≪ American Political Science Review ≫, LVII (1963), pp. 368–377.Google Scholar
25Axelrod, R., Conflict, cit., p. 156.Google Scholar
26Leiserson, M., Game Theory, cit., p. 258.Google Scholar
27Davis, O. A. e Hinich, M. J., Some Extensions, cit., p. 324: ≪ Le questioni da decidere… sono misurate su una scala cardinale, come è pratica corrente nei modelli economici ≫.Google Scholar
28Come fanno ad esempioDavis, O. A. e Hinich, M. J., ibidem, e come ipotizza ancheAxelrod, R., Conflict, cit., p. 149. Axelrod considera però anche l'ipotesi di una crescita lineare con la distanza lungo il continuum, che è la soluzione adottata qui.Google Scholar
29Molti dei modelli della ‘teoria razionale della politica’ sono, per intima necessità logica, statici. Ciò vale in particolare per la teoria delle coalizioni, come osservaRapoport, A., Preface, cit., p. XXII. Buchanan, J. M. e Tullock, G., The Calculus, cit., pp. 121–129, sottolineano invece l'importanza della sequenza temporale delle decisioni, e Sartori, G., Tecniche decisionali, cit., fa della successione temporale una delle dimensioni chiave della sua analisi.Google Scholar
30Vedi il continuum riportato all'inizio del paragrafo. È chiara la posizione di vantaggio del sottogruppo C, che è il piú vicino alla posizione decisionale pur non essendo rappresentato.Google Scholar
31L'ordine di entrata dei rappresentanti dei vari sottogruppi nel gruppo decisionale è riportato e illustrato all'inizio del paragrafo. Per ovvie ragioni di spazio, i valori di k riportati in questa e nelle successive tabelle sono limitati all'indispensabile.Google Scholar
32Il risultato non cambia anche con la distribuzione piú sfavorevole, e cioè con un'ala estremamente allungata rispetto all'altra. Infatti, se il sottogruppo estremo è talmente piccolo che il metodo d'Hondt non lo rappresenta fra i primi venti eletti, la sua influenza sul rischio medio è comunque trascurabile.Google Scholar
33Black, D., The Theory of Committees, cit., pp. 1620. L'importanza della posizione mediana è sottolineata daDavis, O. A., Hinich, M. J., Ordeshook, P., An Expository Development of a Mathematical Model of the Election Process, in ≪ American Political Science Review ≫ LXIV (1970), pp. 428–448, e da Hinich, M. J. e Ordeshook, P., Social Welfare and Electoral Competition in Democratic Societies, in ≪ Public Choice ≫, XI (1971), pp. 73–88. Jackson, J. E., Intensities, Preferences, and Electoral Politics, in ≪Social Science Research ≫, II (1973), pp. 231–246, si serve di un modello alternativo per contraddire, o meglio limitare, le loro conclusioni.Google Scholar
34L'equivalenza fra condizione di unimodalità delle curve di preferenza e posizionamento degli attori su un unico continuum è rilevata anche da Taylor, M., Mathematical, cit., p. 353, e Buchanan, J. M. e Tullock, J., The Calculus, cit., p. 335.Google Scholar
35Se un sottogruppo non è rappresentato nella coalizione, ci si azzera e annulla l'effetto di pi.Google Scholar
36Axelrod, R., Conflict, cit., pp. 170e ss.Google Scholar
37Il criterio detto minimal range fu proposto daLeiserson, M., Coalitions in Politics: A Theoretical and Empirical Study, tesi di dottorato, Yale University, 1966. La tabella 3 riporta appunto un caso (k = 5) in cui il criterio minimal connected winning non determinerebbe una soluzione unica.Google Scholar
38I sottogruppi D ed E, sommati, costituiscono il 48% della comunità. Il sistema elettorale d'Hondt può fare in modo che superino il 50% del gruppo decisionale, ma solo per piccoli valori di k. Il mutamento, di alleanza sarebbe assai piú frequente se il 50% esatto del gruppo decisionale potesse prendere le decisioni.Google Scholar
39Il sottogruppo D dista cinque unità di rischio da E, e tre unità da C: vedi il continuum riprodotto due volte in occasione della prima simulazione.Google Scholar
40Sul potenziale di ricatto, Sartori, G., Tipologia dei sistemi di partito, in ≪ Quaderni di Sociologia≫, XVII (1968), pp. 187217. Da notare che, nella simulazione, la regola minimal connected winning tende a escludere dalle coalizioni i gruppi estremi esattamente come il criterio di accettabilità tende a farlo nella realtà politica.Google Scholar
41Fisichella, D., Sviluppo democratico e sistemi elettorali, Firenze, Sansoni, 1970, è una rassegna sistematica ed esauriente, dal punto di vista storico e da quello teorico, dei sistemi elettorali. Il suo Conseguenze politiche della legge elettorale regionale in Italia, in ≪ Rivista Italiana di Scienza Politica ≫, I (1971), pp. 145–157, è, appunto, un esempio di ingegneria costituzionale.Google Scholar
42Il primo rappresentante di C entra nel gruppo decisionale dopo un'attesa sei volte piú lunga che nel caso di perfetta proporzionalità del sistema elettorale; i primi rappresentanti di A, E, F, dopo un'attesa circa nove volte piú lunga. Vedi la tabella 4, oppure confronta la tabella 6 con la tabella 7.Google Scholar
43Questa particolare stipulazione deriva dall'ipotesi di linearità del continuum.Google Scholar
44Le osservazioni restano valide anche se il gruppo decisionale è eletto con un sistema che favorisce i gruppi piú numerosi. Ometto pertanto le relative simulazioni, in quanto prive di interesse. È invece assai interessante notare che la minimal range è, fra le varie teorie delle coalizioni, quella che meglio resiste alla verifica empirica. VediDe Swaan, A., Coalition Theories, cit., p. 284ss.Google Scholar
45Si ricordi che, in caso di voto unanime con accordo contrattato, per ogni composizione del gruppo decisionale si ha una e una sola posizione decisionale, che è la media ponderata delle posizioni dei sottogruppi rappresentati. Vedi il paragrafo Simulazioni con proporzionale pura e accordo contrattato.Google Scholar
46Vedi il paragrafo Le variabili del modello.Google Scholar
47Tale determinazione è agevole perché non è piú fatta su base probabilistica: con k = n la composizione del gruppo decisionale è infatti nota. I risultati delle simulazioni (vedi oltre) confermano che i primi valori di k sono i piú importanti.Google Scholar
48In queste simulazioni, quale dei due sottogruppi laterali sia piú forte è perfettamente indifferente per il risultato del calcolo: una distribuzione 4-5-1 è identica a una distribuzione 1-5-4. Ho messo il sottogruppo piú forte sempre dalla stessa parte per evitare che il lettore fosse tratto in inganno da un cambiamento senza alcun effetto.Google Scholar
49Vedi nota 45.Google Scholar
50Il quadrato del coefficiente di correlazione è interpretato in statistica come la percentuale della varianza di una grandezza che è determinato dalla relazione con l'altra.Google Scholar
51Ciò in quanto, per ottenere una distribuzione fortemente asimmetrica, bisogna ridurre molto le dimensioni dei due sottogruppi centrali; quindi produrre automaticamente anche una distribuzione eccentrica. Le due variabili, quindi, non sono piú indipendenti. A meno di ricorrere a distribuzioni bizzarre, come 1,8 − 4 − 4 − 0,2, troppo artificiose per essere interessanti.Google Scholar
52Vedi ad esempio il programma COAL, costruito da De Swaan per simulare la formazione di coalizioni parlamentari: De Swaan, A., Coalition Theories, cit., p. 4e passim.Google Scholar